Dopo la ricerca dell’arte perduta, bisognerebbe anche cercare la cultura.
Io , personalmente, non sono mai andato all’estero. Non ho mai viaggiato nei vari continenti, come hanno fatto i miei colleghi: pittori e scultori di chiara fama, più fortunati di me economicamente. Io sono nato a Roma e per me , la capitale è sempre la sintesi del mondo intero. Cerco la cultura e l’arte tutti giorni , dopo quarant’anni di professione, senza averla ancora trovata in Italia. Dov’è? Chi ha paura della cultura e anche dell’arte? Solo i regimi dittatoriali e a volte, in parte, anche i governi democratici, perché il nuovo non si accetta, mette paura. In fatto di arte si tende a ripetere il fatto e rifatto, il visto e rivisto, all’infinito. Mentre il nuovo , il bello e il diverso, viene ignorato e contestato metodicamente. Diversamente , nel commercio si ricerca la novità, la cosa diversa, il bello, in quanto questo porta commercio, lavoro e benessere. Ma nel mondo dell’arte tutto ciò non esiste. Quali interessi danneggia l’arte? Noi accettiamo, da un po’ di tempo a questa parte, qualsiasi cosa che non sia nostrana, come il Rap, le canzoni parlate, il bunga-bunga, l’informale e il graffitismo, che sta imbrattando i nostri monumenti, le nostre case e le nostre città. Una specie di colonialismo culturale , senza che nessuno ponga in atto nessuna forma di risposta a tale scempio artistico-culturale. I grandi musei, come il Maxi ed il Macro, ancora perdono tempo e sprecano denaro pubblico in esperimenti, come le installazioni , che la maggioranza dei visitatori non apprezza. Stessa cosa si può dire per le grandi mostre, Biennale e Quadriennale, nate a suo tempo come vetrine per la commercializzazione delle opere d’arte. Ora, in queste strutture si vede tutto meno che l’arte. Non parliamo, poi, di Via Margutta, un tempo conosciuta in tutto il mondo come la “via dei pittori “, oggi occupata da gente che nulla ha a che fare con la pittura e con l’arte. Un ricordo dei tempi belli che non c’è più. ..diceva una canzone.
Da qualche tempo si sono inventati anche la privatizzazione degli spazi espositivi e della cultura. Oggi l’artista è diventato un elemento da sfruttare metodicamente ; deve pagare per esporre le proprie opere anche nelle strutture pubbliche , cioè pagate da tutti noi, un tempo gratuite. Un gregge belante di pseudo artisti e doppio - lavoristi che invadono gli spazi espositivi ed il mercato dell’arte. Ed a piazza Navona, destinata ai pittori romani , a professionisti che vivono solo di arte, come la Montmartre parigina, c’è il caos , nessun controllo, mentre i veri artisti professionisti dovrebbero essere incoraggiati , protetti e pagati , per quello che producono: arte e bellezza, lavoro per le industrie manifatturiere e per la moda. Come hanno fatto i maestri del passato. In Italia abbiamo più opere nascoste che opere esposte . Capolavori e opere importanti giacciono , chiuse da molto tempo nelle cantine e nei musei di Stato, in logoramento permanente ; opere mai viste né esposte pubblicamente. Perché, allora, non affittarle ad altri musei del mondo pubblici o privati, e con il ricavato finanziare i numerosi restauri , e gli spazi espositivi pubblici, dove potrebbero emergere eventuali talenti, ancora nascosti, invece di favorire, come sempre, gli amici degli amici e la cosiddetta parentopoli?
Una società che non ama l’arte e la cultura è sicuramente destinata al degrado ed al fallimento.
Piergiorgio Colautti
Pittore e scultore in Roma