Dare dei tagli su una tela
bianca può considerarsi arte? Fissare un punto su un monocromo , defecare
dentro un barattolo “ merda d’artista” o incartare un qualsiasi monumento ,
commettere un reato per attirare l’attenzione dei mass-media , per avere un
momento di notorietà , senza dimostrare di avere alcun talento. Chi è che
giudica? Se è vero , ma forse è vero, che basta pagare per accedere alle grandi
mostre , come la Biennale di Venezia. . Quelli che guadagnano in questa
situazione sono gli editori dei cataloghi di arte che approfittano delle
ambizioni di coloro che con l’arte non hanno nulla a che vedere , ma prenotano
pagine su pagine, su qualsiasi pubblicazione che si dice d’arte e che nessuno compera o legge. E’ finito il tempo dei
cataloghi d’arte, dei Bolaffi e dei Comanducci, dove un probabile artista
passava una vita per essere incluso, per essere consacrato artista con la A
maiuscola. Ed il collezionismo cominciava ad acquistare le opere di questi
pochi e fortunati eletti. Oggi tutti si sentono artisti e si costruiscono anche
i curricula con l’aiuto di qualche critico prezzolato che, nella sua visione,
giura e descrive con parole senza senso , le opere esposte nei musei di tutto
il mondo e la partecipazione alle più prestigiose esposizioni, senza indicare
dove e quando, ma spuntando quotazioni da brivido. In questo modo si tende a
creare , a lungo andare, delusi e stressati o disoccupati cronici, molto spesso
destinati al suicidio. Ed i sopravvissuti, anche bravi e fortunati, o
raccomandati in vita al colmo della fortuna, con diversi lavori artistici
commissionati con la legge del 2% , come i mosaici della metropolitana di Roma
che non rispecchiano minimamente il tema del treno . I vari monumenti di molte
piazze inutili o poco graditi alla popolazione e i vari pupazzi cresciuti in
varie parte d’Italia , quasi sempre senza concorsi , come quello della stazione
Termini di Roma, che deve essere rifatto
e non si sa da chi. Tali presunti artisti , quando vengono considerati defunti
nessuno li ricorda e le loro opere , super quotate in vita, scadono di valore e
molto spesso finiscono nei mercatini rionali, a prezzi di saldo. Allora,
secondo me, c’è qualcosa che non funziona nella meritocrazia e nella critica
ufficiale nel giudicare l’arte e gli
artisti. Perché non liberare l’arte e la cultura al giudizio della gente e dare
a tutti le stesse possibilità di esprimersi in libertà ed affrontare il
giudizio della storia, che mette ognuno la posto che merita.
Piergiorgio Colautti
Pittore e scultore in Roma