con
Andrea De Bruyn Marco 1° atto - Leo 2° atto
Martina Menichini Anna primo atto - Virginia secondo atto
Stefania Capece Suor Vincenza 1° atto - Chiara 2° atto
Valerio Riondino Don Fabio 1° atto - Diego 2° atto
Regia
Cristiano Vaccaro
Aiuto regia
Ilaria Manocchio
Tutti gli scrittori del mondo raccontano che l’amore è una libera scelta e come tale può cominciare e finire per esaurimento della spinta passionale di uno dei due innamorati o per effetto di un black out causato dall'apparizione di un elemento di disturbo.
Mentre tutti accettano la nascita di un amore, quasi tutti non accettano la fine dello stesso, in particolare gli uomini che considerano la compagna del viaggio come una cosa di proprietà per cui intorno a lei costruirebbero uno steccato come nei migliori western.
Così nel rapporto compare l’aggettivo “mio” riferito a chi non è libero di gestire la vita sentimentale propria e dell’altro.
Questo reciproco, dolce e garbato possesso, strada facendo, prende toni fastidiosi, perde smalto, ironia e si trasforma in uno scontro all'ultima gelosia quasi sempre vestita di rosso.
Qualcuno ci sta, qualcun altro no, ma la ruota continua a girare e non sappiamo quando si fermerà…vedere per ridere.
Nei due atti unici a firma di Silvestro Longo, riuniti sotto il titolo di “Nessuno appartiene a nessuno”, i protagonisti - Anna (Martina Menichini) e Marco(Andrea De Bruyn) nel primo, Diego(Valerio Riondino) e Chiara(Stefania Capece) nel secondo - hanno un pregio notevolissimo: riescono senza esitazione a divertirci. Raccontano le storie di tutti vivendole in modo semplice e spontaneo, sopravvivono sorridendo alle difficili prove in cui li costringe il perfido autore. Sono avvenimenti che potrebbero capitare a ciascuno di noi, giustamente improbabili ma possibili, che giocano con l’amore e i rapporti di coppia di questi primati non eccessivamente evoluti che chiamiamo umani, ribaltando il prevedibile e regalandoci soluzioni frizzanti e originali.
C’è chi lotta durante un colloquio prematrimoniale condotto da un sacerdote piuttosto sui generis, chi prova, davanti ad un citofono testardo, a convincere la fidanzata della bontà del proprio sentimento. Pretesti per divertirsi ce ne sono moltissimi, ridere in maniera intelligente come riescono a farci fare i nostri eroi non è impresa di tutti i giorni. Teatro ironico e spumeggiante. Che pretendere di più?
Cristiano Vaccaro
ufficio stampa Francesco Caruso Litrico
Daniela Dal lago