Se io fossi una spettatrice “tipo”, una che ha
telefonato a un teatro o va in internet per acquistare il biglietto, chiederei
immediatamente la restituzione dei soldi. Perché invece di ascoltare il mio
idolo, le mie orecchie hanno dovuto ascoltare 500 persone tutte in coro, tutte
precise, tutte intonate, educatissime, cantare al posto e insieme a Gigi
Finizio.
Ovviamente la mia è una riflessione ironica; mai
assistito a una cosa del genere! Lo spettacolo nello spettacolo; 10 e lode a
tutti, dal parcheggiatore del Landi gentilissimo e premuroso, al sorriso di
Gigi nell'accogliere me e il mio collega Reo Confesso, arrivati da Roma per
applaudirlo, io sinceramente anche per riabbracciarlo dopo almeno 20 anni,
quando ci si incontrava nelle varie TV partenopee.
Avevo preparato il mio amico Reo (anchorman dei
locali della Capitale e conduttore a Radio Italia Anni 60 su “Le canzoni del
cuore”) del calore forse anche un po’ colorito che avremmo trovato, ma sono
stata smentita da vecchi retaggi che evidentemente anche io mi porto dietro.
Gigi è stato fantastico! Pochi fronzoli, lui va
diritto al cuore ed ecco perché il suo pubblico gli fa da coro, “cuoristi”, per
tutto l’arco del concerto, ma non un semplice coro fatto di voci, ma un coro
fatto con la voce dell’anima, col cuore.
da sx la voce delle notti romane Reo Confesso al centro il mitico Gigi Finizio e la cantautrice Giò Di Sarno |
Una sala gremita di gente felice, che era lì non
solo per ascoltare le canzoni, ma un pezzo della loro vita. Se consideriamo che
la prima incisione di Gigi risale a quando aveva 9 anni e oggi poco più che
cinquantenne (anche se sembra un ragazzino) ancora sforna canzoni meravigliose,
contando almeno 30 lavori discografici. Generosissimo col suo pubblico non si è
risparmiato, proponendo anche brani che lo hanno portato al successo quando i
cantanti napoletani (me compresa) facevano fatica ad uscire fuori dalla
Campania.
Dalla prima note di “AMOREAMARO” - capolavoro
firmato Bruno Lanza/Gigi Finizio - scelto da Alessandro Siani per il
suo film esordio alla regia de “Il principe abusivo", l’emozione si
toccava (le mani, tutto comincia sempre con le mani), tutto il Lendi avvolto in
un abbraccio collettivo, proprio alla vigilia di San Valentino. Gigi, lo si può
definire il cantante dell’Amore con la A maiuscola. E quando un po’ timido
spiega dal palco la necessità di isolarsi per qualche tempo per raccogliere le
energie per ricominciare daccapo e creare un altro capolavoro come “Io torno “,
lo fa come un amico, un fratello. Ha quell’aria sì da “Maesto”, ma un maestro
affettuoso, che vuole “educare” i suoi allievi, e lo fa con pazienza certosina
quando conta le battute per lo scrocchio del pollice e del medio da fare assieme
al suo pubblico di “Io torno”, e lo fa tante volte, fino a sentire una
precisione che ha dell’incredibile.
Poi, una cover “E tu mi manchi” mai dimenticata dal
pubblico napoletano portata al successo da Francesco Calabrese (già Franco IV e
Franco I di “Ho scritto t’amo sulla sabbia”, successo del 1968).
I 6 musicisti, strepitosi, lo accompagnano in
maniera magistrale, e lui delizia il suo pubblico esibendosi in contemporanea
con il pianoforte e la tastiera, evocando la Dea Kalì e riportando alla mente
il grande Renato Carosone, mentore di tutti i musicisti contemporanei, omaggiandolo
anche in un accenno al jazz arabeggiante e duettando e improvvisando con il
chitarrista.
Davvero uno spettacolo che ti resta dentro. Grazie
Gigi, ti aspettiamo a Roma ai microfoni di Radio Italia Anni 60. L’editore di
Inciucio.it Gio’ Di Giorgio dice che
dobbiamo pagare pegno perché ancora non ti abbiamo portato da noi, e allora
penso che ti verremo a trovare il 23 Marzo al Teatro Cilea di Napoli,
nell’attesa di ascoltare “Io torno” 2 Parte.
Gio’ Di Sarno