"Two Blond-is meglio che
one"!
Francesca
Anastasi e Claudette Spedaliere, due campane a L’Emigrante.
Puntata speciale ed eccezionale di L’Emigrante quella del 7 maggio. Due
fantastiche bionde, entrambe campane, una di Portici, in provincia di Napoli,
l’altra nata a Montella, provincia di Avellino, entrambe immigrate nella
Capitale. Una è attrice, l’altra ex modella ora stilista di successo.
Claudette Spedaliere, attrice.
Claudette (Claudia all’anagrafe) è un concentrato di simpatia, sempre
sorridente e propositiva. Alle spalle ha una famiglia molto solida e unita,
maradoniani nell’anima, tanto da far pensare alla piccola Claudia che il noto
calciatore fosse un “dio”. Nasce settimina e per questo la mamma la chiama
“frettella”, perché nella vita farà tutto in fretta e in anticipo. Emigra e si
laurea a Roma in “Arti e scienze dello spettacolo”. Ha fatto tanta gavetta e
tanto teatro-palestra. Attualmente oltre a recitare e ad aver fondato una
compagnia teatrale “LA COMPAGNIA DELLA FARSA” assieme al regista Luca
Pennacchioni, insegna teatro in una scuola materna.
La mia è stata un’infanzia serena, colorata e spensierata, circondata da affetti. Sono cresciuta in una famiglia medio borghese, papà direttore di banca e mamma professoressa, loro avrebbero voluto che io intraprendessi la carriera d’avvocato come i miei zii. Le mie giornate le trascorrevo a casa con mia nonna e la mia prozia che era sorda, ed entrambe non hanno fatto altro che “viziare” me e mia sorella, ma mi hanno anche arricchita raccontandomi storie della tradizione popolare partenopea che hanno nutrito maggiormente la mia fervida fantasia.
Quanto pensi abbia pesato sulla tua personalità la tua storia personale?
Tanto, la mia è una personalità controversa, sono piena di fissazioni, mi faccio continuamente delle paranoie che preferisco definire “mie regie mentali”. Sono però anche una persona che quando poi giunge ad una decisione, e si prefigge degli obbiettivi, li porta a termine. Difficilmente lascio le cose a metà. Mi rendo conto che a volte dei comportamenti del mio passato ritornano in situazioni del mio presente. La mia non è stata un’adolescenza facile, in quanto da ragazza sono diventata l’antagonista di me stessa, e ci sono voluti anni prima di capire che bisogna volersi bene. Ma tutt’oggi, a volte, ricompare quella mia “fragilità”.
Da quando ti sei trasferita a Roma, quanto è cambiata la capitale?
Mi sono trasferita dopo il diploma, a settembre del 2005, per frequentare ARTI
E SCIENZE DELLO SPETTACOLO a "LA SAPIENZA". All’epoca per me la
capitale era la mia HOLLYWOOD, insomma io ero partita dalla città di PORTICI,
che mi andava “stretta”, con un trolley rubato a mia sorella e la macchinetta
del caffè (la moka classica napoletana) per reggere i ritmi della grande città.
E 14 anni fa Roma era di un “frenetico” che definirei pulito, mentre oggi è
solo disordinata e di frenetico non ci sta nulla. Purtroppo è una città che
offre servizi poco adeguati ad una capitale europea e di questo sono convinta
visto che vivo le mie giornate come pendolare in tutte e 3 le linee della metro
per spostarmi da casa al teatro.
Un consiglio che daresti a una giovane che volesse percorrere la tua strada?
Dispensare consigli a chi vuole vivere d’arte è un compito arduo, ma a volte
penso che nella vita si debba cercare in tutti i modi di concretizzare il
proprio sogno, perché ognuno di noi può sempre scegliere se restare “Norma
Jeane Mortenson Baker o diventare Marilyn Monroe".
Progetti futuri
Per fortuna ne ho molti in fase di concretizzazione. Con il mio collega regista Luca Pennacchioni abbiamo fondato la “Compagnia della Farsa” con la quale da 2 anni ci stiamo muovendo bene sui palcoscenici romani e non solo. Il 21 maggio al TEATRO PETROLINI di Roma andrà in scena “LA VALIGIA è QUASI PRONTA” scritta dal nostro autore Stefano Terrabuoni. Lo spettacolo è un’anteprima, che poi replicheremo nella stagione successiva, ed è una vera e propria metafora della vita: partire, emigrare, andarsene… tutte forme di coraggio che mancano al mio personaggio, ma non a me, non a Claudia! Io a 19 anni quella valigia l’ho fatta… ho lasciato la mia terra e sono arrivata qui.
Per fortuna ne ho molti in fase di concretizzazione. Con il mio collega regista Luca Pennacchioni abbiamo fondato la “Compagnia della Farsa” con la quale da 2 anni ci stiamo muovendo bene sui palcoscenici romani e non solo. Il 21 maggio al TEATRO PETROLINI di Roma andrà in scena “LA VALIGIA è QUASI PRONTA” scritta dal nostro autore Stefano Terrabuoni. Lo spettacolo è un’anteprima, che poi replicheremo nella stagione successiva, ed è una vera e propria metafora della vita: partire, emigrare, andarsene… tutte forme di coraggio che mancano al mio personaggio, ma non a me, non a Claudia! Io a 19 anni quella valigia l’ho fatta… ho lasciato la mia terra e sono arrivata qui.
Francesca Anastasi, stilista e anche attrice
Che infanzia è stata quella di Francesca?
La mia è stata un’infanzia molto difficile.
Mi ha cresciuta praticamente mia nonna. Mio padre ha abbandonato me e mia madre
quando avevo solo 40 giorni, non l’ho mai conosciuto. La linea malinconica che
traspare ogni tanto dai miei occhi si è palesata quando ero piccina, quando, a
parte la vita familiare, anche a scuola ero vittima di bullismo. I bambini
sanno essere molto “cattivi”, come quando mi dicevano “tu non puoi giocare con
noi perché non hai il papà” e mi facevano dispettucci. A volte mi picchiavano.
Poi quando tornavo a casa da nonna mi dava il resto, perché diceva che non
dovevo portare "le mazzate a casa".
- Quanto pensi abbia pesato sulla tua personalità la tua storia personale?
Ho passato la mia infanzia a cercare un'identità, mi accorgevo che più passava
il tempo più assomigliavo a colei che alla fine mi ha dato se stessa: una donna
piena di coraggio e testarda. La mia storia ha fortificato il mio carattere e
ne ha fatto uscire ciò che sono ora, una forte personalità con un cuore
sensibile. Diciamo che ho nascosto il mio lato fragile, mentre, allo stesso
tempo, la parte condottiera che è in me la preservo dal mondo. Un po' come
avrebbe fatto un genitore.
Da quando ti sei trasferita a Roma, quanto è cambiata la capitale?
La Capitale è sempre bella da morire, specialmente di notte. La differenza con
qualche anno fa è che prima uscivi e scambiarvi sguardi, mentre oggi devi stare
attenta a non essere investita da persone prese dalla loro vita virtuale sui
telefonini. E poi, a parte gli scherzi, le problematiche che ci circondano sono
enormi. Dalla spazzatura sparsa ovunque, al coprifuoco. A Campo de’ Fiori prima
si passava anche la notte a raccontarsi storie, mentre oggi ci sono solo
degrado e pericoli di ogni genere.
- Un consiglio che daresti a una giovane che volesse percorrere la tua strada?
Un consiglio a chi volesse intraprendere il mio lavoro? Si inizia con dei
sacrifici, si cade, ma ci si deve rialzare più forti e determinati di prima.
C’è tanta competizione, solo un obiettivo preciso ti porterà al traguardo.
Progetti futuri?
I miei progetti, oltre alle mie linee di abbigliamento, sono rivolti ai giovani
che vogliono affrontare un percorso di moda. Dal portamento alla sartoria. E
poi forse un sogno nel cassetto: scrivere un libro sulla mia vita... ma sono
giovane e queste cose si fanno da adulti.
Ufficio Stampa Giò Di Giorgio