lunedì 8 luglio 2019

L'EMIGRANTE Format radiofonico e televisivo,ideato e condotto da Gio' Di Sarno in onda su Radio Italia Anni 60 ( FM 100.5 ) tutti i martedì dalle 17 alle 18, per il prossimo, ospite D.O.C. Antonello De Rosa

Antonello De Rosa regista e attore nasce a Salerno in pieno sole d’agosto. Ha un legame fortissimo con la sua terra, tanto da non lasciarla mai in modo definitivo, un cordone ombelicale che non si spezza mai, un legame così viscerale da indurre il Comune a insignirlo, a settembre dello scorso anno, come artista di rilievo e di lustro della città di Salerno.
L’amore per il teatro nasce dal primo vagito, per dir così, e sin da piccolissimo Antonello sognava palcoscenici così che quando la mamma stendeva il bucato sul terrazzo, lui immaginava scenografie nelle quali esibirsi. Bucato dopo bucato, i suoi sogni incominciarono a prendere forma. Ed è proprio alla mamma Anna (contraria alla scelta del figlio, forse perché avrebbe voluto un futuro più “sicuro”), che lui attribuisce la passione per il teatro, nata e cresciuta proprio sul terrazzo di casa, dove costringeva la sorella e i condomini a seguire le sue recite. Antonello ha avuto subito le idee chiare su tutto, anche sul fatto di preferire decisamente il vestito di carnevale da spagnola di sua sorella a quello da Don Chisciotte che la mamma con qualche risparmio messo da parte gli aveva comprato. La scelta di mettere un abito destinato alla femmina di casa non viene presa bene dalla mamma, una donna che ha dovuto tirare su i figli da sola e che nella sua disapprovazione probabilmente voleva solo proteggere quel figlio.
Tutto il sociale che De Rosa porta in scena dando voce agli ultimi, probabilmente lo deve alla sua infanzia, alla sua crescita come individuo, difficile da spiegare ovunque, ancora più difficile quando si devono fare i conti con pregiudizi e bigottismo. Al sogno però bisogna dare delle basi solide, allora Antonello decide di frequentare l’Accademia Delle Belle Arti a Napoli, dove si reca ogni giorno da Salerno. Per pagarsi gli studi ha fatto i lavori più svariati: pulire i cinema e i teatri, aiutare nelle cucine dei ristoranti come lavapiatti, mischiando unto e testi da imparare.

Oggi è considerato uno dei più grandi esperti del teatro di Annibale Ruccello (studioso della cultura e della lingua napoletana, autore de “Le cinque rose di Jennifer” scomparso nell’86 in un drammatico incidente stradale). Ha vinto innumerevoli premi nazionali e ha collaborato con i grandi del Teatro. Dirige una sua Accademia teatrale con quasi 200 allievi distribuiti per fasce di età. I suoi laboratori non hanno barriere architettoniche, nei suoi corsi ci sono allievi autistici, carrozzati e non vedenti. E’ il responsabile del Teatro terapia per i centri di persone diversamente abili della U.I.L.D.M. da circa 20 anni, oltre alla cura del teatro di riabilitazione all’interno delle carceri. Il cavallo di battaglia del regista/attore è senz’altro “Jennifer” con cui ha vinto anche il premio Camilleri, consegnatogli dallo stesso scrittore, il quale al momento della premiazione gli disse:
“Tu non interpreti Jennifer, tu sei Jennifer!”
La Jennifer di Antonello De Rosa per ben 10 volte è stata oggetto di Tesi di laurea, e lui, il regista/attore, tema di studio per il proprio modo di fare ed insegnare il Teatro con visione sociologica. Anche l’Universita di Saint Andrews in Scozia ha riconosciuto ed attenzionato il lavoro teatrale di De Rosa, assegnando crediti di studio ai propri allievi. Una grande soddisfazione che appaga il regista, premia il docente e dà una carezza al piccolo Antonio che sogna il futuro vestito da spagnola. Cinque anni fa è stato colpito da Cupido e da allora vive una storia d’amore bellissima con il compagno Pasquale, che gli sta a fianco collaborando nell’organizzazione e nella parte manageriale poco avvezza agli artisti.
Dal 1994 a oggi ha partecipato e realizzato oltre un centinaio di piece teatrali nelle varie vesti di attore, regista, sceneggiatore, scenografo, costumista e tecnico. 


Che infanzia è stata quella del piccolo Antonello e che rapporto hai avuto con i tuoi genitori?
Il piccolo Antonello è cresciuto solo con la mamma, la zia e la nonna, non ha mai conosciuto il padre.

L’infanzia di Antonello è stata tuttavia un'infanzia felice, tutta al femminile fra madre, nonna e zie. Mia madre ha dovuto affrontare tanti sacrifici per allevare, oltre me, un fratello ed una sorella più grandi. Da subito sono entrato in contatto con i tabù, verso una donna sola con tre bambini avuti senza essere sposata. Da piccolo sono stato messo in collegio per qualche annetto, ma poi sono tornato a casa dove sono cresciuto con amore e arte nel cuore nella mia Salerno storica.

 Tra i tanti pregiudizi che avrai dovuto combattere, quale ti ha più ferito?
Tanti pregiudizi da combattere ma grazie al cielo mi sono sempre rifugiato nel Teatro che mi ha salvato e mi ha permesso di non rimanere ferito.


 Il lavoro teatrale non tuo che ti ha colpito di più in assoluto? 
Lo spettacolo che più di tutti mi ha colpito e che mi ha segnato particolarmente è stato LA GATTA CENERENTOLA di De Simone.

 Hai un compagno da cinque anni, Pasquale, con il quale vivi una bellissima storia d'amore, e si vede da come vi guardate. Come vi siete innamorati?
Ci siamo conosciuti attraverso Facebook, mi ha cercato lui. Da lì un aperitivo, un incontro e non ci siamo più lasciati. Mi supporta in tutto, è l’altra metà del mio cuore che ho sempre cercato e quando avevo smesso di cercare è arrivato. E’ il mio angelo.

 Quali i progetti futuri?
Teatro, teatro e teatro! Abbiamo in produzione per agosto lo spettacolo con Vladimir Luxuria, La Ballata degli Esclusi, scritto e diretto da me, a settembre la Lupa con Nadia Rinaldi, in programma uno spettacolo intenso e forte con Lucia Sardo e poi sto corteggiando il mio grande amico Pino Strabioli, con cui vorrei fare un mio inedito.


Ufficio Stampa Giò Di Giorgio