Il prossimo 17 Luglio alle ore ore
21 presso il Teatro Lo Spazio di Roma, andrà in scena lo spettacolo “Due”
diretto da Paolo Pioppini con Eleonora Puglia e Simona Mancini, regia di
Massimiliano Vado e prodotto da ADB Mediazioni s.r.l di Luciano
Patitucci.
“Due”, attraverso una personalità forte e
arguta e una sfuggente e misteriosa, racconta la solitudine che una persona
malata è obbligata a sopportare, giorno dopo giorno, in un vortice di
sofferenza continuo, un loop mentale oscuro, per il quale la memoria, non è un
sollievo ma una tortura. I ricordi vengono quasi sempre definiti un regalo, ma
se per qualcuno fossero un incubo, dal quale scappare è pressoché impossibile,
se non attraverso il rifiuto?
Qualcosa sfugge, qualcosa non è chiaro ed è
proprio l’ambiguità, che farà da perno all’interno di questo spettacolo, nel
quale l’ovvio, non sarà il benvenuto.
NOTE DI REGIA
Esiste uno strano parallelismo tra il
processo degenerativo che pregiudica progressivamente le cellule cerebrali,
snaturando l’individuo senziente, e il teatro contemporaneo, vittima sia di una
pandemia globale che della propria autoreferenzialità.
L’ossessiva considerazione di sé, le
troppe informazioni acquisite a scapito della dilagante insipienza,
l’alleggerimento della fatica esistenziale con la progressiva pulizia della
memoria, singola o collettiva che sia, sono tratti comuni tra due mondi poco inclini
al confronto tra loro.
Non restava altro, sia per sollevare
il velo della paura, che regna sovrana sulla Malattia di Alzheimer, si per
tentare di dare un nuovo rinascimento al mai domo e primo riferimento
culturale, che tentare la via della congiunzione algebrica delle due parallele,
elaborando un testo e una messa in scena visibilmente utili.
Ovviamente la prima necessità - non
facile - è quella di provare ad avventurarsi nel mondo della perdita delle memorie
che avviene molto prima della vecchiaia conclamata, in maniera così precoce da
essere indefinibile. Mentre dal punto di vista squisitamente registro avevo
bisogno di due attrici che rappresentassero sé stesse e l’universo, due
personaggi e tutti i loro contorni, dottore, paziente, madri, figlie, mogli
fidanzati, mariti, amanti, e tutti quelli che ruotano attorno; uniche e
molteplici, come gli sdoppiamenti dei ricordi, come il dissolvimento mentre in
atto.
Ciascuno di noi diventa, sempre e per
sopravvivenza, chi non vorrebbe mai perdere.
Francesco
Fusco
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Giò Di Giorgio