La giornalista MARIELLA ANZIANO immigrata salernitana, come
molte persone che arrivano da posti più tranquilli sta ancora prendendo le
misure con la vita frenetica della Capitale. Un mancato avvocato perché rapita
dalla lucina rossa della telecamera e dalla prima collaborazione con una emittente
locale salernitana, non si è più fermata. Adora la montagna, anche se è nata
con i piedi nell’acqua. Prima di tre fratelli e zia innamorata; come un
prestigiatore estrae dal cilindro tempo libero per correre dalla sua famiglia,
sfidando i chilometri e gli autovelox . Ama viaggiare ma ha qualche problema
nel confondere un trolley con almeno due valigie-bauli tali da superare il peso
consentito. E’ stata capo servizio,
responsabile della giudiziaria, al quotidiano Cronache del Mezzogiorno. Ha
vinto anche premi giornalistici della provincia salernitana e condotto
centinaia di edizioni dei telegiornali di alcune televisioni locali dal 1994 al
2004, anno i cui è entrata in Rai. Dal 2004 ha lavorato esclusivamente per la Testata
Giornalistica Regionale. E’ stata redattore presso le sedi RAI della Basilicata
e della Toscana per poi stabilirsi definitivamente nel Lazio. Dal 2005 per il
TGR Lazio, va in giro per la regione occupandosi dei problemi territoriali, ha
condotto numerose dirette, tra cui quella della consegna della cittadinanza
onoraria di Roma a Papa Benedetto XVI e per la visita (nel 2009 di Muammar
Gheddafi nella Capitale. Da settembre 2010 è uno dei volti di Buongiorno
Regione Lazio.
La bella Mariella è stata anche assistente alla cattedra di
Storia Economica della facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Salerno
contemporaneamente all’attività giornalistica. Forse per questo incarico deve
dire grazia al papà professore di latino e greco, il quale pretendeva la
perfezione, ma lei ricordando con tenerezza i pomeriggi a studiare e
addirittura pensando di correre lo stesso rischio di Ifigenia che nella Tragedia greca scampò per
poco dall'essere immolata dal padre Agamennone come vittima
sacrificale, trasformandosi in Tauride grazie ad Artemide (tragedia che portò
alla maturità), ha saputo dosare il
“genio e sregolatezza” che alberga in chi porta la gioia di vivere dentro e sa
che oltre allo studio, il puzzle della vita è composto da tanti pezzi, tutti
indispensabili. Come la maggior parte dei ragazzi che hanno vissuto gli anni 80
ha visto alcuni amici perdersi con l’eroina, che in quegli anni di novità e fermento
ha fatto delle vere stragi. Non ha avuto nessuna tentazione per i movimenti
politici studenteschi, preferiva andare in giro con le sue amiche e spesso
facevano “filone” (marinavano la scuola). Ama la musica, ma non proprio quella italiana,
per noi de L’Emigrante farà un’eccezione scegliendo solo canzoni italiane.
Ricordi quale è stato il tuo primo servizio giornalistico?
Sì. E’ passato tanto tempo ma lo ricordo. Sulla festa della
donna. Ho raccolto voci di donne sul significato di questa celebrazione. E’
emerso che non molte credevano in questa celebrazione. I servizi più
coinvolgenti per me sono stati però quelli sui processi di camorra. E’ uno
spaccato sociale sconosciuto ai più. Con valori e atrocità. C’è tutto.
-Possiamo dire che avendo fatto per 10 anni cronaca
giudiziaria hai appagato in qualche modo il progetto iniziale e cioè quello di
diventare avvocato?
In realtà non ho mai pensato di fare l’avvocato come invece
mia sorella e mio fratello. Sono sempre stata tentata dall’investigazione.
Quindi l’attività giornalistica mi calzava a pennello.
Escludendo la tua famiglia di origine e i tuoi nipotini,
cosa ti manca di più della tua terra natia?
Mi mancano i posti conosciuti, quelli cui mi legano i
ricordi. Il corso di Salerno, il lungomare dove correvo, le strade che
percorrevo in bicicletta. A Salerno, ancora adesso, non mi sento mai sola. Lì
tutto mi parla di me e del mio passato. Della mia vita. Roma come fai a non
amarla? Ma non è la mia città.
- Hai mai pensato a un figlio?
No. Non ho mai pensato ad un figlio. Così come non ho mai inseguito
il matrimonio come obiettivo di vita. Li ho sempre intesi come corollari dell’amore.
Sia un figlio che il matrimonio. Nessun amore è stato così importante da
portarmici.
Per un errore medico, “tre punturine di collagene” ti hanno
lasciato segni indelebili al labbro superiore; chi ti è stato più vicino in
quei momenti e come hai accettato la nuova idea di te?
Vicini sicuramente mia sorella Daniela che ha condiviso con
me tanti viaggi della speranza. E poi la famiglia, il fidanzato dell’epoca che
mi ha sostenuto ma anche sopportato. Non sono stati dei momenti belli. Ma ce
l’ho fatta come penso ce l’avrebbe fatta la maggior parte delle persone. Tutti
ad un certo punto tirano fuori l’istinto di conservazione. Penso di avere
accettato il mio nuovo labbro come si accetta la vecchiaia: con rassegnazione.
Ma è stato comunque un momento di crescita. Un bivio: il buio e la luce. Io per
fortuna ho scelto la luce.