mercoledì 27 marzo 2019

L'EMIGRANTE Format radiofonico e televisivo,ideato e condotto da Gio' Di Sarno in onda su Radio Italia Anni 60 ( FM 100.5 ) tutti i Giovedì dalle 17:00 alle 18:00, il prossimo 28 marzo la bravissima giornalista Rai Mariella Anziano

                            Le Interviste de l'emigrante di Giò Di Sarno

La giornalista MARIELLA ANZIANO immigrata salernitana, come molte persone che arrivano da posti più tranquilli sta ancora prendendo le misure con la vita frenetica della Capitale. Un mancato avvocato perché rapita dalla lucina rossa della telecamera e dalla prima collaborazione con una emittente locale salernitana, non si è più fermata. Adora la montagna, anche se è nata con i piedi nell’acqua. Prima di tre fratelli e zia innamorata; come un prestigiatore estrae dal cilindro tempo libero per correre dalla sua famiglia, sfidando i chilometri e gli autovelox . Ama viaggiare ma ha qualche problema nel confondere un trolley con almeno due valigie-bauli tali da superare il peso consentito.  E’ stata capo servizio, responsabile della giudiziaria, al quotidiano Cronache del Mezzogiorno. Ha vinto anche premi giornalistici della provincia salernitana e condotto centinaia di edizioni dei telegiornali di alcune televisioni locali dal 1994 al 2004, anno i cui è entrata in Rai. Dal 2004 ha lavorato esclusivamente per la Testata Giornalistica Regionale. E’ stata redattore presso le sedi RAI della Basilicata e della Toscana per poi stabilirsi definitivamente nel Lazio. Dal 2005 per il TGR Lazio, va in giro per la regione occupandosi dei problemi territoriali, ha condotto numerose dirette, tra cui quella della consegna della cittadinanza onoraria di Roma a Papa Benedetto XVI e per la visita (nel 2009 di Muammar Gheddafi nella Capitale. Da settembre 2010 è uno dei volti di Buongiorno Regione Lazio.
La bella Mariella è stata anche assistente alla cattedra di Storia Economica della facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Salerno contemporaneamente all’attività giornalistica. Forse per questo incarico deve dire grazia al  papà professore di  latino e greco, il quale pretendeva la perfezione, ma lei ricordando con tenerezza i pomeriggi a studiare e addirittura pensando di correre lo stesso rischio di  Ifigenia che nella Tragedia greca scampò per poco dall'essere immolata dal padre Agamennone come vittima sacrificale, trasformandosi in Tauride grazie ad Artemide (tragedia che portò alla maturità),  ha saputo dosare il “genio e sregolatezza” che alberga in chi porta la gioia di vivere dentro e sa che oltre allo studio, il puzzle della vita è composto da tanti pezzi, tutti indispensabili. Come la maggior parte dei ragazzi che hanno vissuto gli anni 80 ha visto alcuni amici perdersi con l’eroina, che in quegli anni di novità e fermento ha fatto delle vere stragi. Non ha avuto nessuna tentazione per i movimenti politici studenteschi, preferiva andare in giro con le sue amiche e spesso facevano “filone” (marinavano la scuola).  Ama la musica, ma non proprio quella italiana, per noi de L’Emigrante farà un’eccezione scegliendo solo canzoni italiane.
                                                                                                                                                                         
Ricordi quale è stato il tuo primo servizio giornalistico?

Sì. E’ passato tanto tempo ma lo ricordo. Sulla festa della donna. Ho raccolto voci di donne sul significato di questa celebrazione. E’ emerso che non molte credevano in questa celebrazione. I servizi più coinvolgenti per me sono stati però quelli sui processi di camorra. E’ uno spaccato sociale sconosciuto ai più. Con valori e atrocità. C’è tutto.
-Possiamo dire che avendo fatto per 10 anni cronaca giudiziaria hai appagato in qualche modo il progetto iniziale e cioè quello di diventare avvocato?
In realtà non ho mai pensato di fare l’avvocato come invece mia sorella e mio fratello. Sono sempre stata tentata dall’investigazione. Quindi l’attività giornalistica mi calzava a pennello.












Escludendo la tua famiglia di origine e i tuoi nipotini, cosa ti manca di più della tua terra natia?
Mi mancano i posti conosciuti, quelli cui mi legano i ricordi. Il corso di Salerno, il lungomare dove correvo, le strade che percorrevo in bicicletta. A Salerno, ancora adesso, non mi sento mai sola. Lì tutto mi parla di me e del mio passato. Della mia vita. Roma come fai a non amarla? Ma non è la mia città.
- Hai mai pensato a un figlio?
No. Non ho mai pensato ad un figlio. Così come non ho mai inseguito il matrimonio come obiettivo di vita. Li ho sempre intesi come corollari dell’amore. Sia un figlio che il matrimonio. Nessun amore è stato così importante da portarmici.






Per un errore medico, “tre punturine di collagene” ti hanno lasciato segni indelebili al labbro superiore; chi ti è stato più vicino in quei momenti e come hai accettato la nuova idea di te?
Vicini sicuramente mia sorella Daniela che ha condiviso con me tanti viaggi della speranza. E poi la famiglia, il fidanzato dell’epoca che mi ha sostenuto ma anche sopportato. Non sono stati dei momenti belli. Ma ce l’ho fatta come penso ce l’avrebbe fatta la maggior parte delle persone. Tutti ad un certo punto tirano fuori l’istinto di conservazione. Penso di avere accettato il mio nuovo labbro come si accetta la vecchiaia: con rassegnazione. Ma è stato comunque un momento di crescita. Un bivio: il buio e la luce. Io per fortuna ho scelto la luce.


Ufficio stampa Giò Di Giorgio