venerdì 15 febbraio 2019

Gigi Finizio con “Io torno” 1 Parte al Lendi di Sant’Arpino CE; 6 musicisti e 500 “cuoristi ”, questa sera l’ennesimo sold out!


Se io fossi una spettatrice “tipo”, una che ha telefonato a un teatro o va in internet per acquistare il biglietto, chiederei immediatamente la restituzione dei soldi. Perché invece di ascoltare il mio idolo, le mie orecchie hanno dovuto ascoltare 500 persone tutte in coro, tutte precise, tutte intonate, educatissime, cantare al posto e insieme a Gigi Finizio.
Ovviamente la mia è una riflessione ironica; mai assistito a una cosa del genere! Lo spettacolo nello spettacolo; 10 e lode a tutti, dal parcheggiatore del Landi gentilissimo e premuroso, al sorriso di Gigi nell'accogliere me e il mio collega Reo Confesso, arrivati da Roma per applaudirlo, io sinceramente anche per riabbracciarlo dopo almeno 20 anni, quando ci si incontrava nelle varie TV partenopee.
Avevo preparato il mio amico Reo (anchorman dei locali della Capitale e conduttore a Radio Italia Anni 60 su “Le canzoni del cuore”) del calore forse anche un po’ colorito che avremmo trovato, ma sono stata smentita da vecchi retaggi che evidentemente anche io mi porto dietro.
Gigi è stato fantastico! Pochi fronzoli, lui va diritto al cuore ed ecco perché il suo pubblico gli fa da coro, “cuoristi”, per tutto l’arco del concerto, ma non un semplice coro fatto di voci, ma un coro fatto con la voce dell’anima, col cuore.
da sx la voce delle notti romane Reo Confesso al centro il mitico Gigi Finizio e la cantautrice Giò Di Sarno

Una sala gremita di gente felice, che era lì non solo per ascoltare le canzoni, ma un pezzo della loro vita. Se consideriamo che la prima incisione di Gigi risale a quando aveva 9 anni e oggi poco più che cinquantenne (anche se sembra un ragazzino) ancora sforna canzoni meravigliose, contando almeno 30 lavori discografici. Generosissimo col suo pubblico non si è risparmiato, proponendo anche brani che lo hanno portato al successo quando i cantanti napoletani (me compresa) facevano fatica ad uscire fuori dalla Campania.
Dalla prima note di “AMOREAMARO” - capolavoro firmato Bruno Lanza/Gigi Finizio - scelto da Alessandro Siani per il suo film esordio alla regia de “Il principe abusivo", l’emozione si toccava (le mani, tutto comincia sempre con le mani), tutto il Lendi avvolto in un abbraccio collettivo, proprio alla vigilia di San Valentino. Gigi, lo si può definire il cantante dell’Amore con la A maiuscola. E quando un po’ timido spiega dal palco la necessità di isolarsi per qualche tempo per raccogliere le energie per ricominciare daccapo e creare un altro capolavoro come “Io torno “, lo fa come un amico, un fratello. Ha quell’aria sì da “Maesto”, ma un maestro affettuoso, che vuole “educare” i suoi allievi, e lo fa con pazienza certosina quando conta le battute per lo scrocchio del pollice e del medio da fare assieme al suo pubblico di “Io torno”, e lo fa tante volte, fino a sentire una precisione che ha dell’incredibile.
Poi, una cover “E tu mi manchi” mai dimenticata dal pubblico napoletano portata al successo da Francesco Calabrese (già Franco IV e Franco I di “Ho scritto t’amo sulla sabbia”, successo del 1968).
I 6 musicisti, strepitosi, lo accompagnano in maniera magistrale, e lui delizia il suo pubblico esibendosi in contemporanea con il pianoforte e la tastiera, evocando la Dea Kalì e riportando alla mente il grande Renato Carosone, mentore di tutti i musicisti contemporanei, omaggiandolo anche in un accenno al jazz arabeggiante e duettando e improvvisando con il chitarrista.
Davvero uno spettacolo che ti resta dentro. Grazie Gigi, ti aspettiamo a Roma ai microfoni di Radio Italia Anni 60. L’editore di Inciucio.it  Gio’ Di Giorgio dice che dobbiamo pagare pegno perché ancora non ti abbiamo portato da noi, e allora penso che ti verremo a trovare il 23 Marzo al Teatro Cilea di Napoli, nell’attesa di ascoltare “Io torno” 2 Parte.

Gio’ Di Sarno





mercoledì 13 febbraio 2019

Si arricchisce di una giovane perla la scuderia dell'ufficio stampa di Giò Di Giorgio, editore di Inciucio.it. Asia Gianese, 20 anni.


Ecco i numeri da brivido di Asia:Instagram Blogger con oltre 70.000 follower, e 88000 su fb, modella immagine Milanese.

Ogni giorno ispira  migliaia di fans postando video ed immagini sia sue sia della Movida milanese e non solo,La sua predisposizione alla moda, al fashion, al bello, alla gioia di vivere è dovuta anche alla sua giovane età,un mix esplosivo e coinvolgente e travolgente. Studia recitazione e sogna di lavorare in tv come conduttrice e attrice, frequenta la facoltà di Scienze Politiche  alla Statale di Milano; Il suo sogno e iniziato da piccola quando  nei pomeriggi grigi ed uggiosi  invitava a casa amici e amiche esibendosi in spettacolini improvvisati, travestendosi con trucco e parrucco conservati in un baule avuto in regalo dai suoi genitori.

 Poi con l’avvento dei social, quasi per gioco ha iniziato con le dirette social, ,riscuotendo un enorme successo come intrattenitrice,coinvolgendo migliaia di fans su instragam, fb, Twitter. Ed ecco che ha avuto conferma a quale futuro aspira la sua vocazione lavorativa ed è per questo che ha chiesto il supporto di un ufficio stampa per essere guidata e comunicare ai media  questa sua meravigliosa avventurasocial e non solo.
Asia per la sua bellezza è anche  Finalista World Top Model e Ambassador brand.





Daniela Dal Lago

L'EMIGRANTE Format radiofonico e televisivo,ideato e condotto da Gio' Di Sarno in onda su Radio Italia Anni 60 ( FM 100.5 ) tutti i Giovedì dalle 17:00 alle 18:00, il prossimo 14 Febbraio il maestro Orafo Giovanni Pallotta



          Le Interviste de l'emigrante di Giò Di Sarno

Giovanni Pallotta maestro orafo incastonatore.Apprende le basi e le tecniche dell’arte orafa attraverso regolari corsi professionali per poi perfezionarsi nelle migliori scuole italiane come Valenza, Arezzo e Roma. Attualmente, grazie alla sua esperienza trentennale nel campo orafo, è membro del C.P.I (Collegio Periti Italiani) preposto ad effettuare perizie con valenza legale su gioielli antichi e moderni.
Giovanni Pallotta: “Sono contento di come ho trascorso quegli anni con feste tra amici, sempre italiani che vivevano lì e giochi semplici a contatto con la terra.”


-          Tu sei nato ad Abidjan, in Costa D’Avorio, e quarant’anni fa sei approdato con la tua famiglia a Roma. Possiamo dire che a nessuno meglio di te corrisponda il titolo di questa trasmissione: “L’Emigrante”?

Direi proprio di sì, con delle emozioni e dei ricordi di un’infanzia passata con giocattoli rimediati e costruiti da mio padre,dato che a noi non ci toccava il boom economico che in quel periodo si stava vivendo in Italia. Sono contento di come ho trascorso quegli anni con feste tra amiciitaliani che vivevano lì e giochi semplici a contatto con la terra.

-          Dopo tanti anni di Africa, che ricordi ti ha lasciato il tuo primo impatto con Roma che per te bambino rappresentava sicuramente una sorta di nuovo mondo?

La pubblicità cartellonistica italiana, il verde della zona nella quale siamo approdati (Casalpalocco), lo sport, senza escludere la libertà di poter uscire dal cancello di casa senza paura. Infine, il contatto con le scuole italiane e i nuovi amici.

-          Quando sono emerse e hai conseguentemente assecondato le tue doti artistiche che ti hanno indirizzato verso l’arte orafa? In quale occasione e che oggetto artistico hai realizzato per il maestro Franco Califano?



Verso i 15 anni ho incominciato il mio cammino con una scuola professionale (all’epoca all’avanguardia) perché mi piaceva molto disegnare e creare qualcosa con le mie mani. Mia zia che lavorava da Fumis, gioielleria storica attiva anche oggi in centro storico, notando le mia capacità mi indirizzò verso questa professione. Per Califano ho realizzato un anello da uomo con sopra due metà di un ovale: uno di onice nero e l’altro di lapislazzulo blu che rappresentano i colori della sua squadra del cuore, l’Inter. Fu un periodo stupendo per la sua frequentazione anche in alcune cene. Anche se, devo dire,Califanonon è l’unico personaggio nel mondo dello spettacolo per il quale ho realizzato dei gioielli.

-          Il sociale è molto presente nella tua vita, infatti non solo sei solito partecipare alla campagna contro ogni abuso fisico e mentale verso le Donne, ma supporti anche varie associazioni tra le quali quella dell’Alzheimer, dimostrando così concretamente il tuo impegno nella difesa di intangibili valori umani.

Si credo molto nel sociale e penso che l’arte debba essere il mezzo di comunicazione in questo ambito dove si può donare con il cuore e realizzare un oggetto o una scultura da indossare. èsempre un’idea creata dal nulla che esce fuori con violenza trasformandosi in emozione da trasmettere e far provare. Le emozioni contano in un’era dove ci fanno credere che l’usa e getta è la cosa principale da portare avanti, ma non è affatto così.



-          Verrai in studio il giorno di San Valentino. Tu che sei creatore privilegiato di anelli credi che la tradizione antichissima (risalente all’antico Egitto) dello scambio tra uomo e donna sia una semplice “romanticheria” o alluda anche a una connotazione erotica (dito/anello)?

Per quanto riguarda l’anello non è solo una romanticheria visto che nel rito di unione di una coppia negli antichi Egizi c’era quello di tracciare intorno ad essa per terra un cerchio a simboleggiare l’unione. La scelta della mano sinistra è dovuta al fatto che è quella del cuore e il dito anulare è dove passa una vena principale. Nell’occasione ho fatto una ricerca per gli ascoltatori de L’EMIGRANTE, in cui si cerca di dare ad ogni dito e mano il suo significato. La svelerò in diretta. Se poi però vogliamo buttarla sul ridere, metterei un brano di Zucchero “Con le mani tu puoi sbucciar le cipolle”…

Ufficio stampa Giò Di Giorgio





venerdì 8 febbraio 2019

Dopo il grande successo della scorsa stagione torna al Salone Margherita Rodolfo Lagana’ con il suo nuovo show: “Toro Sedato Reloaded ” .


Lagana’, torna nelle vesti di un indiano “metropolitano”, molto “capitolino”, con nuove rivelazioni ed ironizza tra racconti, ricordi e immaginazioni sulla complessa disciplina del far finta di non capire. 



Dalla raccolta differenziata alle file al supermercato fino ai virtuosismi per evitare di pagare le tasse, non c’e’disciplina più antica ed efficace del fare finta di nulla, di non capire appunto. Partendo dalla constatazione che l’espressione “fare l’indiano” e’ nata perche’ gli indiani rimanevano indifferenti quando interrogati dai conquistatori Americani, non comprendendone la lingua, lo show esplora le motivazioni dell’affermarsi del fenomeno proprio per il motivo opposto. “E’ proprio quando abbiamo capito bene che facciamo finta de non capì….” Tra le suggestioni delle scene di Alida Cappellini e Giovanni Licheri , accompagnato dalla splendida voce di Jacqueline Ferry e dalle musiche originali di Sasa’ Flauto, Rodolfo porta in scena alla sua maniera la filosofia del fare finta di non capire per superare le difficolta’ di tutti i giorni. 

 Fra gli ospiti:Maurizio Mattioli, Stefano Masciarelli, Magico Alivernini, Pierfrancesco Pingitore il M° Stefano Palatresi,Marco Vincis con Carolina Ielardi,Il patron Nevio Schiavone, Alberto Mandolesi con la moglie Lilly.

Ufficio stampa Sara Tersigni

Foto Adriano Di Benedetto

 Daniela Dal Lago











mercoledì 6 febbraio 2019

L'EMIGRANTE Format radiofonico e televisivo,ideato e condotto da Gio' Di Sarno in onda su Radio Italia Anni 60 ( FM 100.5 ) tutti i Giovedì dalle 17:00 alle 18:00, il prossimo 7 Febbraio in esclusiva MICHELE CARFORA

                 Le Interviste de l'emigrante di Giò Di Sarno
Nativo di Salerno,Michele Carfora a dodici anni comincia a studiare danza con la benedizione di mamma Maria, appassionata di musica, e di papà Enzo che purtroppo non è riuscito ad assistere ai suoi successi perché venuto a mancare prematuramente quando luiera appena quindicenne.A 17 anni la prima esperienza da professionista nel corpo di ballo di Carla Fracci in Romeo e Giulietta e, da lì, sarà con Renato Greco e Maria Teresa del Medico che diventa Solista e Primo ballerino.

Michel Carfora: “ Il mio maestro lo diceva sempre: bambini e animali rubano la scena. ”


-          Hai vinto premi prestigiosi con i musical portati in scena da protagonista. Cito solo il premio “PRIMO 2018” alla carriera come miglior performer italiano, PREMIO IMTA con Grease, L’OSCAR EUROPEO DEI GIOVANI con Rente il PREMIO ROMA E’ ARTE, come miglior performer, con Sette spose per sette fratelli. Infine, immagino ricevuto con giusto orgoglio, il premio Speciale internazionale Euro-Mediterraneo per la Cultura.Quale è giunto più gradito o inaspettato?



-          Sinceramente ai premi non ho mai tenuto  particolarmente, mi ha sempre coinvolto e gratificato l'amore del pubblico e i suoi applausi, è il vero riconoscimento. Se proprio devo scegliere scelgo quello ricevuto per Rent che rimane lo spettacolo più emozionante che io abbia fatto.


-          A proposito di Rent, con cui hai provato anche l’esperienza fantastica di Broadway, in quale circostanza sei stato scelto daNicoletta Mantovani e dal maestro Pavarotti per fare il protagonista?
_ Solito….. provini su provini ne abbiamo fatti se non ricordo male quattro o cinque. Siamo stati selezionati su circa ottocento persone. In realtà il mio provino è stato un mezzo disastro perché dall’emozione ho incasinato il testo della canzone e di conseguenza ero preoccupato di aver vanificato tutto il lavoro fatto per arrivare fino lì. Per fortuna il Maestro, a differenza di altri, è andato oltre le cinque dita e tutto è andato per il meglio.



-          Diretto da Massimo Ranieri hai recitato al Sistina nel ruolo di Romolo in Poveri ma belli, a fianco di Bianca Guaccero che oggi si gode la propria cresta dell’onda in TV.
_ E aggiungerei che se lo merita perché oltre ad essere un’artista importante per professionalità e talento è anche una persona speciale e le voglio bene davvero….e come tutti quelli bravi si fa un pò più fatica a fare televisione. Incongruenza? No, la regola. Spero che i suoi sogni si realizzino anche se vorrei rivederla a teatro perché per la tv è sinceramente uno spreco.

-          In alcuni spettacoli ti sei trovato a misurarti con i protagonisti, veri e propri mostri sacri,che ti avevano preceduto negli stessi lavori. Mi riferisco soprattuttoa Dean Martin nella commedia teatrale Baciami stupido, e aTom Hanks nella versione teatrale del Miglio verde. Come hai affrontato la sfida?
_ Come sempre, con grande rispetto e tanta passionalità. Solitamente evito di guardare i film da cui sono tratti poi gli spettacoli teatrali e cerco di dare sempre una mia lettura del personaggio e delle sue caratteristiche mettendoci sempre un pò di me stesso. Ritengo che un attore debba sempre essere onesto in scena e arrivare così a tutti, senza ghirigori e inutili manierismi.


-          Ho visto una tua foto con Titty, il tuo asky che, come racconti tu, “ti ha seguito fedelmente per dieci anni, ovunque, fino ad approdare alle scene di Sette spose per sette fratelli in cui ero il protagonista Adamo”. Bella performance per Titty…
_ Ti dico solo che ai saluti finali lei usciva per ultima e c’era tutte le sere un’ovazione di tutto il teatro. Si esatto, prendeva più applausi di me. Il mio maestro lo diceva sempre: bambini e animali rubano  la scena.
Più che un cane era un essere umano. Anzi, meglio, come spesso accade. Un’amica fedele che mi ha dato tanto amore e mi è stata accanto fino alla fine.

Ufficio stampa Giò Di Giorgio









lunedì 4 febbraio 2019

Si è svolta il 1 febbraio 2019 presso il Palazzo della Provincia di Perugia La presentazione del libro “La Violenza Declinata” di Anna Silvia Angelini edito da Bertoni Editore, nell’ambito del Convegno “Vittime del reato-La violenza sui minori”.



Grande successo personale della scrittrice Anna Silvia Angelini per l'anteprima della presentazione del libro "La Violenza Declinata"

Il Convegno si è avvalso di prezioni contributi di numerose Associazioni:
Associazione Nazionale Vittime del Reato; Associazione Italiana Studio Prevenzione Analisi, Associazione Internazionale Vittime Errori Giudiziari, Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo – Comitato Provinciale di Perugia; Unione Nazionale Vittime e la Federiciana Università Popolare.Sono intervenute voci autorevoli al dibattito provenienti  da diversi settori come quello legale, sociale, tra cui la testimonianza del Cav. Nestore Angelini.
È stato un importante momento di confronto su strategie per combattere la violenza di genere.

Giò Di Giorgio





giovedì 31 gennaio 2019

La maestra della satira Grazia Scuccimarra al Teatro degli Audaci dal 31 gennaio al 24 febbraio 2019 con “Così impari” Dal 31 gennaio al 24 febbraio 2019 – Teatro degli Audaci - Via Giuseppe De Santis 29 Roma


Non ci sarebbe niente da ridere con i tempi che corrono, ma con lei si ride comunque. Una donna multitasking: docente, scrittrice, attrice teatrale e regista, che guarda al futuro senza mai perdere di vista il passato, prezioso bagaglio di esperienze e di vita vissuta. Da 40 anni sulla scena Grazia Scuccimarra torna con un nuovo spettacolo al Teatro degli Audaci, “Così impari”, scritto e diretto dalla stessa artista, dal 31 gennaio al 24 febbraio. 

I tempi peggiorano, così sembra, la protagonista invecchia, e non solo sembra, è così: sarà per queste circostanze che, più velocemente del solito, la Scuccimarra organizza le sue scorribande, da vera malandrina impenitente, tra visuali sospette, insospettate e insospettabili della nostra quotidiana vita privata, sociale e politica. Da quarant’anni Grazia Scuccimarra, sagace e comica, continua a lanciare strali con una satira pungente che non fa sconti, con l’intento di cogliere i paradossi della nostra esistenza e della società.

Più scorrono gli anni, più il suo sguardo si fa affilato e irriverente, ma anche leggero, come se il pensiero sull’umana società si fosse ormai cristallizzato e solo un miracolo potesse rimetterlo in moto. Il bersaglio preferito continua ad essere la persona a tutto tondo: uomo e donna, eterni interlocutori della Scuccimarra, offrono, ancora una volta, motivi e argomenti su cui confrontarsi e scontrarsi. In “Così impari”, sua ultima esilarante fatica, l’interprete, coinvolgente e distaccata, ironica e spietata, consegna al pubblico le sue brillanti riflessioni, le sue critiche alla vita civile, alla classe politica, al mondo del lavoro, alla funzione del giornalismo, alla scuola, al consumismo. Il pubblico le accoglie con grandi risate, un applauso dopo l’altro, contagiato dalla sferzante sincerità che sempre è stata la sua nota speciale.

Con comicità intelligente ed energia dirompente, la Scuccimarra conduce uno show scoppiettante: non un attimo di noia per il pubblico, non un attimo di riposo per una attrice col teatro nel sangue. Come sempre, l’obiettivo è quello di poter condividere con il pubblico pregi e difetti di quell’essere umano, sociale e politico, con cui abbiamo continuamente a che fare e che fedelmente ci riflette, buono e malvagio com’è. Lo spettacolo è un turbine affascinante, caustico e divertente di pensieri collegati e ribaltati come una vera maestra della satira sa fare. Scritto e diretto da Grazia Scuccimarra - Musiche di Pino Cangialosi - Luci di Flavio Bruno

ufficio stampa Federica Rinaudo

     Giò Di Giorgio

lunedì 28 gennaio 2019

L'EMIGRANTE Format radiofonico e televisivo,ideato e condotto da Gio' Di Sarno in onda su Radio Italia Anni 60 ( FM 100.5 ) tutti i martedì dalle 17:00 alle 18:00, il prossimo 29 gennaio,l'appuntamento è con il regista fotografo giornalista siculo, Salvatore Scirè.















 Le interviste De L’Emigrante di Giò Di Sarno per Inciucio
Siciliano di Militello in Val di Catania, città barocca patrimonio dell’Unesco (patria non solo di Pippo Baudo ma anche del famoso fisico Ettore Majorana), SALVATORE SCIRè confessa, compiacendosene, che dai cinque anni a oggi ha avuto la straordinaria fortuna di crescere a Roma vivendo nei pressi del Pantheon e giocando, da ragazzo, a Piazza Navona o a Via dell'Orso. Esperienze di vita – aggiunge – che mi hanno segnato per sempre. È così che Roma mi è entrata nel sangue. In maniera viscerale e totalizzante!    

Salvatore Scirè: Qualcuno potrebbe chiedermi come mai alla mia verde età sono ancora single. Potrei rispondere con il titolo del mio libro, appunto: maneggiare con cura! ”

-          Il tuo curriculum è così denso di attività e di specializzazioni (poliglotta, criminologo, fotografo, giornalista, musicista, regista e mi fermo qui…) che è francamente arduo stabilire gerarchie e priorità. Cominciamo allora da lontano: dai ricordi del Liceo Visconti che hai frequentato insieme a compagni diventati in seguito noti personaggi del mondo dello spettacolo.


Il Liceo Visconti è stato soprattutto una scuola di vita: a parte il fatto che il liceo classico lo sentivo come più aderente alle mie naturali inclinazioni, debbo dire che in quegli anni sono cresciuto, da ragazzo sono diventato giovanottino, ma sono anche germogliate tante cose importanti: l’amore per la musica, la sensibilità per l’arte e per la linguistica, per la scrittura in genere, le prime infatuazioni per qualche compagna di scuola che ovviamente a me non mi vedeva proprio,ma che ti dava la carica. Comunque sia, stare al Visconti – e soprattutto restarci per cinque anni! – significava sentirsi in qualche modo una parte, anche se infinitesimale, della storia: da lì sono passati Galileo Galilei, San Luigi Gonzaga, 11 papi (l’ultimo Pio XII), un Nobel (Franco Modigliani). Ciascuno di noi viscontini si sente partecipe e custode di quella immensa storia. D’altronde, si tratta del Liceo più antico d’Europa, fondato da S.Ignazio nel 1582!


-          Da giornalista e fotografo ti sei dedicato specialmente al reportage geografico, genere che consente di abbinare immagini spettacolari e creative a testi di approfondimento. Lavori ospitati in famose riviste (Viaggi di Repubblica, Qui Touring, Gente Viaggi, Panorama e un lungo eccetera) in cui associ cultura, critica e società. Come dimostra, con uno spazio a sé, il libro fotografico Roma nel cuore(Rizzoli 1982, con prefazione di Carlo Lizzani).

Mi è sempre piaciuto viaggiare, incontrare lingue e culture diverse: e il reportage geografico mi soddisfaceva, come genere, consentendo la sintesi tra foto creativa e testi: un giornalista di turismo che si rispetti deve capire di storia, geografia, arte, economia, diritto costituzionale comparato, etnologia... e conoscere qualche lingua straniera: solo così riesci a capire lo spirito delle popolazioni locali. 


-          A quale delle tue mostre personali presentate in tutto il mondo (da Rio de Janeiro a Alessandria d’Egitto, passando naturalmente per Roma) sei più legato con i tuoi ricordi?

Sicuramente Rio de Janeiro: è una città che ti conquista per sempre: alla bellezza della natura associa il calore e il colore della sua gente. La vitalità, lo spirito, la leggerezza carioca sono straordinari... e soprattutto la musica brasiliana è una realtà immensa, che ti conquista, ti affascina, e ti fa soffrire di “saudade”!

-          I tuoi testi teatrali, sia quelli da coautore che quelli da autore, ammiccano a una evidente connotazione, rimandano cioè a un senso di leggerezza e divertimento. Cito qualcuno a caso: Camera con...  svista! –Cocktail di scambi–C’è un morto giù in cantina!–Sofà... ma non si dice!È così?

Io ho iniziato come autore brillante, proprio con la commedia, che non è affatto semplice: far ridere è più difficile che far piangere, però a me piace anche dare dei messaggi di vario genere, messaggi di vita: insomma, divertire ma anche offrire spunti di riflessione, come ad esempio in Professione Separata!, una commedia in cui tutti i personaggi alla fine risultano “perdenti” (quasi in senso “verghiano”). Negli ultimi tempi, però, sto sperimentando anche atti unici drammatici, ad esempio La ragazza nella valigia (vagamente ispirato a un fatto di cronaca). Nel drammatico, invece, bisogna riuscire a dare forti emozioni, senza annoiare: questa è la difficoltà della drammaturgia “seria”, ovvero non comica. 


-          Un aneddoto divertente.  Quando avevi 5 o 6 anni, una sera, al teatro IV Fontane, durante i saluti finali della rivista A voi la serenata (con Achille Togliani), un tuo zio ti prese in braccio e ti portò sulla passerella dove ricevesti tante carezze dalle stupende ballerine che ti sfilavano davanti. Ora, dopo tanti anni, commenti con una risatina sorniona che allora, molto precocemente, “cominciasti a capire alcune cose, forse!” Questo ricordo ha a che fare con il tuo romanzo Donne... maneggiare con cura?

Mah... le donne sono “il motore” del mondo. Ricordo una canzone di Garinei & Giovannini e Kramer che diceva “donna tutto si fa per te!”. Di solito dietro a un capolavoro o comunque alla base di un lavoro creativo, c’è sempre una fonte di ispirazione, che molto spesso è rappresentata da una donna. Qualcuno potrebbe chiedermi come mai alla mia verde età sono ancora single. Potrei rispondere con il titolo del mio libro, appunto: maneggiare con cura!
In realtà non mi è capitato di incontrare la donna giusta al momento giusto, ma sicuramente, con il passare del tempo... le donne si maneggiano con sempre maggior attenzione!!!

Ufficio stampa Giò Di Giorgio





sabato 26 gennaio 2019

"I MISTERI DI HATRIA" Di Niky Marcelli alla LIBRERIA MONDADORI Via Piave 18 – Roma Venerdì 8 febbraio 2019 - ore 18.00



Conduce l’incontro
Roberta Beta
Interviene
Niky Marcelli
Brani dal romanzo interpretati da
Saviana Scalfi e Marisol Gabbrielli


La ricerca di una leggendaria città sommersa nel mare Adriatico fa da sfondo al secondo romanzo che vede protagoniste Sara e Care, le affascinanti eroine create da Niky Marcelli.


Sara Varzi di Casteldelbosco, l’affascinante Contessa Rossa, eroina dell’omonimo romanzo di Niky Marcelli uscito nel 2015, torna, in compagnia dell’inseparabile amica, la giornalista Anna “Care” Caremoli,  in una nuova avventura mozzafiato che la porterà sui fondali del mare Adriatico alla ricerca di una misteriosa città dai tetti e dalle strade d’oro.
I Misteri di Hatria, questo il titolo del secondo romanzo del ciclo La Contessa Rossa, distribuito per i tipi di StreetLib, ruota infatti intorno alla leggenda di una misteriosa Atlantide sprofondata nell’Adriatico al largo delle coste di Cesenatico dieci secoli prima della nascita di Roma.
Ma esiste veramente la misteriosa città di Hatria? E le sue strade sono realmente lastricate d’oro come afferma una leggenda narrata in un frammento di Plinio il Vecchio e ritrovato dal professor Ruggero Marcòn, archeologo dell’Università Ca’ Foscari di Venezia?

Quando il suo corpo viene recuperato al largo da un peschereccio e portato a Cesenatico, dove la Contessa Rossa è in vacanza in compagnia dell’amica Care, Alice Marcòn, figlia dell’archeologo, si rivolge a loro in cerca di aiuto.
Aiutare la giovane a dimostrare che il padre non era un pazzo visionario, come sostenevano i suoi colleghi dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, ma l’autore di una delle più grandi scoperte archeologiche di tutti i tempi, sarà la molla che spingerà Sara e Care a gettarsi a capofitto nella nuova avventura e, se è vero che dietro ad ogni leggenda c’è sempre un fondo di verità, loro sono assolutamente intenzionate a scoprirla.
Ma anche altri personaggi, molto pericolosi, sono alla ricerca della città perduta e, questa volta, la contessa e la giornalista rischieranno davvero moltissimo in fondo al mare, quando si troveranno di fronte un sottomarino finito in mano ad una banda di criminali decisi a liberarsi di loro a tutti i costi.
Dalle sponde di Cesenatico e Venezia, fino alle coste della Croazia, in un susseguirsi serrato di colpi di scena e di situazioni da cardiopalma, le due ragazze dovranno mettercela davvero tutta per restare vive e svelare alla fine i misteri di Hatria.

Anche questa volta – per citare le parole di Pino Ammendola nella prefazione de “La Contessa Rossa”, il primo romanzo della serie – Niky Marcelli ha realizzato un’opera difficilmente etichettabile, tramite un originale e avvincente montaggio narrativo, di regola più consono al cinema che alla letteratura, con una grande capacità di coinvolgere il lettore.
E’ un romanzo nella sua accezione più pura, dove il racconto non si cristallizza mai ma, al contrario, dà al lettore la sensazione che la storia sia in continua evoluzione e che muti in tempo reale con il suo girare le pagine. Ed è proprio in questo meccanismo di incertezza risiede la grande forza della scrittura di Niky Marcelli: si ha quasi la sensazione che la storia sia influenzata dal nostro leggerla e, come nei migliori hard boiled americani, non sappiamo mai dove i protagonisti andranno a parare e si avanza, quindi, immersi in un flusso di eventi.
Non si tratta semplicemente di credere al destino. I personaggi del romanzo, sia quelli positivi che quelli negativi, “sentono” di far parte di una storia più grande e i lettori “entrano” insieme con loro in questa ricerca del senso ultimo.
In sintesi un romanzo da leggere tutto di un fiato come facevamo da ragazzi, per poi rimanere ad occhi aperti seguendo ancora nella nostra mente le avventure dei protagonisti.

«Sono felice di tornare a Pescara dopo la splendida accoglienza riservata, nel 2017, al primo romanzo della saga: La Contessa Rossa». Ha dichiarato Niky Marcelli. «Pescara non è solo la città di Gabriele d’Annunzio ed Ennio Flaiano, che sono tra i miei maître à penser, ma si affaccia sul mare Adriatico, a me particolarmente caro. Io provengo, infatti, da una famiglia molto antica, distribuita per la maggioranza tra Venezia, la Romagna e le Marche. Quasi tutti i miei avi sono quindi nati sulle rive dell’Adriatico, che sento come il “mio” mare. E proprio sopra e sotto il mare Adriatico è ambientata anche la maggior parte de I Misteri di Hatria».

Giò Di Giorgio