La neoeletta #missroma2024 Beatrice Mazzoni intervistata a
La Macchina del Tempo
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La Direzione
La Macchina del Tempo
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Umberto Apice Antonella Sotira e Giò Di Sarno |
Benny Green |
Benny con il fidanzato Federico La Marca |
Antonio Sassone, per gli amici Tony, era un giornalista di razza, un uomo brillante e charmant con la sua criniera leonina e gli occhi azzurri come il cielo. Si era fatto un nome nel mondo del giornalismo medico-scientifico lavorando come inviato di punta per la Sanità, la Medicina e la Scienza per l’Agenzia Giornalistica Italia (Eni) fino alla pensione. Ma ancor prima era stato a capo dell’ufficio stampa del Ministero della Sanità col Ministro Ripamonti, per poi passare a collaborare con i più noti Sindacati Medici, da ANAAO a AAROI sino al Sindacato Veterinari Medicina Pubblica. Nato il 4 ottobre del 1933 sotto il segno della Bilancia (come Berlusconi, cui somigliava soprattutto per il debole per le belle e giovani donne), nel paesino calabro-albanese di Lungro, provincia di Cosenza, si è spento all’età di 90 anni la scorsa notte, martedì 30 luglio, all’ospedale San Camillo di Roma, dove era arrivato in ambulanza dopo aver accusato un malore in casa, sotto gli occhi della figlia Gabriella, ancora sotto shock. Gabry, nostra amica storica, ottima giornalista e volto tv, ha capito subito che si trattava di un ictus emorragico che se lo è portato via nel giro di pochissime ore. Del resto lei, la seconda dei suoi 4 figli, si è presa cura di lui giorno e notte per lunghi 7 anni, accudendolo come e più di un figlio e rinunciando al suo lavoro e ai suoi divertimenti, dopo che nell’estate del 2017 era stato colpito da un’ischemia cerebellare, da cui si era ripreso alla grande dopo 2 mesi tra Policlinico Gemelli e fisioterapia al San Raffaele. Purtroppo col passare del tempo il fisico, le gambe e soprattutto la mente si erano andate via via affievolendo. Tony aveva perso l’adorata moglie Liana Loffredi per un brutto male nel 1994: lei se ne andò a soli 52 anni, lasciandolo a fare il “mammo” ai figli. Il primogenito, Vladimiro, viveva già in Gran Bretagna da tempo: è professore universitario a Southampton dove dirige il Dipartimento di Cyber Security e ha 2 figli, Simona e Mattia. Dimitri, che lavora nel cinema, è il più piccolo e all’epoca della morte della mamma aveva solo 14 anni; Igor funzionario dell'Enpam è il terzogenito. Tony dalla grinta incredibile e la scrittura raffinata, era considerato “una tigre del giornalismo”, che arrivava sempre per primo sulla notizia: nel corso della sua carriera ha collaborato anche per Il Giorno, Affaritaliani, Mondo Salute e vari magazine rosa settimanali, fino a diventare Vaticanista per il settimanale cattolico di Torino “Il nostro Tempo”. Scrittore e poeta, andava molto fiero del libro di poesie che aveva pubblicato nel gennaio 2000 per Campanotto Editore intitolato “Millennio Alfa Omega”. Poesie intime e toccanti che svelarono il suo vero cuore di panna, con versi struggenti dedicati al padre salinaro, al lamento per la sorella maggiore emigrata in Argentina, fino a poesie sull’attualità politica e sociale come la “Preghiera del Lavavetri”, “Altri Mondi”, “Terza Età”, “Nuovo Millennio”. Tony è stato un gran lavoratore, appassionato del suo lavoro, per il quale ha girato il mondo, ma era anche amante della mondanità, dei ricevimenti e delle feste, soprattutto da quando era rimasto vedovo. La figlia Gabriella se lo portava sempre dietro agli eventi mondani, ma alla fine lui era diventato più girandolone di lei. Anche nella Roma by night lo conoscevano tutti e nonostante il suo carattere spesso dittatoriale era uno che si faceva notare per intelligenza, cultura, classe, garbo e gentilezza, dunque gli volevano tutti bene. Insomma, ha fatto una bella vita piena di gioie, successi ma anche forti dolori. La sua morte è stata un duro colpo per i figli, soprattutto per Gabriella, i due del resto erano legatissimi da sempre, inseparabili ogni Natale, ogni Capodanno, ogni vacanza agostana, ogni compleanno. Lei pensava che il padre fosse un “Highlander” che sarebbe vissuto fino a 100 anni. Purtroppo il destino ha deciso diversamente anche se arrivare a 90 anni pieni non è da tutti di questi tempi. Moltissimi i messaggi di cordoglio arrivati ai figli dagli amici e colleghi, tra cui quello di Enrico Lucci di “Striscia la Notizia” che ha scritto alla Sax nazionale di cui è molto amico “La sua forza continua a vivere nella tua vulcanica e tenera potenza. Un abbraccione fraterno”.
Leonor Fini, Femme assise sur un homme nu, 1942, olio su tela ©️ Leonor Fini, by SIAE 2024
Tomaso Mannoni, Fabrizio Deriu, Astrid Meloni, Fabio Ferzetti e Alessandro Gazale sul palco della Fortezza I Colmi, 26 luglio 2024 © Fabio Presutti
“Verità Nuda”: in uscita il docufilm sulla vita di Benedetta D’Anna, in arte Benny Green. Dal dolore psicologico al porno inferno e alle battaglie contro gli uomini che usano le donne, dal rapporto conflittuale con la mamma all’amore per i suoi figli fino alla consapevolezza di dire basta e ricominciare Lo aveva annunciato lo scorso mese. Detto fatto.
“La 33esima edizione della Biennale Internazionale dell'Antiquariato di Firenze - ha detto la sindaca Sara Funaro - ci offre ancora una volta l'opportunità di immergerci nella bellezza e nella ricchezza dell'arte, grazie alla presenza di 80 gallerie provenienti da tutto il mondo. Un appuntamento che rappresenta ormai un punto di riferimento fondamentale per il collezionismo internazionale e un'occasione imperdibile per tutti gli appassionati d'arte di ammirare da vicino opere rare e preziose. Un ringraziamento particolare va agli organizzatori, alle gallerie partecipanti e a tutti coloro che contribuiscono a rendere la Biennale un evento di successo e in costante crescita”. “Questa 33esima edizione è la testimonianza del grande lavoro svolto negli ultimi anni da Fabrizio Moretti – ha detto il presidente Eugenio Giani – che oggi offre a Firenze, alla Toscana e al mondo una Biennale internazionale dell’Antiquariato di altissima qualità grazie alla presenza di antiquari di notevole livello e a pezzi unici ed eccezionali, degni di stare in un museo. Siamo pertanto felici di presentare un evento tanto prestigioso, che con la sua presenza e le sue opere contribuisce ad arricchire la città e la regione di una vetrina tanto importante e autorevole per la nostra arte”. “Questa edizione si preannuncia come una delle più belle sotto la mia gestione. - dichiara Fabrizio Moretti Segretario generale BIAF -. Abbiamo i migliori mercanti del mondo che verranno ad esporre i loro capolavori a Palazzo Corsini.
La mostra Il Cinquecento a Ferrara. Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso costituisce la seconda tappa di una più ampia e ambiziosa indagine del tessuto culturale e artistico intitolata Rinascimento a Ferrara. 1471-1598 da Borso ad Alfonso II d’Este, vale a dire la stagione compresa tra l’elevazione della città a ducato e il suo passaggio dalla dinastia estense al diretto controllo dello Stato Pontificio. Naturale prosecuzione di Rinascimento a Ferrara. Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa (Palazzo dei Diamanti, 18 febbraio – 19 giugno 2023), l’esposizione racconta le vicende della pittura del primo Cinquecento a Ferrara, dagli anni del passaggio di consegne da Ercole I d’Este al figlio Alfonso (1505) fino alla morte di quest’ultimo (1534), committente raffinato e di grandi ambizioni, capace di rinnovare gli spazi privati della corte come quelli pubblici della città. La scomparsa della generazione di Cosmè Tura, Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti aveva lasciato Ferrara alle prese con la difficile sfida di un ricambio artistico di alto livello. Nel 1496 la scelta di ingaggiare Boccaccio Boccaccino indica la volontà di adottare un linguaggio più moderno, addolcito e morbido. All’inizio del nuovo secolo si sviluppa così una nuova scuola, meno endemica e più aperta agli scambi con altri centri, che ha come protagonisti Ludovico Mazzolino, Giovan Battista Benvenuti detto Ortolano, Benvenuto Tisi detto Garofalo e Giovanni Luteri detto Dosso. Mentre Garofalo e Dosso sono noti al pubblico, e il loro percorso è stato approfondito in maniera organica in diverse occasioni, per Mazzolino e Ortolano si tratta di un debutto assoluto, e quanto mai necessario per illustrare compiutamente e comprendere meglio il variegato panorama della pittura ferrarese dei primi decenni del XVI secolo.