Rosario Trefiletti immigrato milanese a Roma, presidente
dell’associazione "Indagini3" (Centro Ricerche Consumi e Ambiente),
non sta mai fermo. Confessa candidamente che ama quello che fa e ci si butta a
capofitto. Ha una ex moglie con la quale ha tuttora un ottimo rapporto, da lei
ha avuto una figlia la quale lo ha reso nonno di due nipotini. Usa parole
bellissime per la sua seconda moglie, non solo per questa intervista, ma anche
sui social. Tra un annuncio per seguirlo su RaiUno a “Storie” con Eleonora
Daniele per denunciare abusi, molestie e raggiri, un elogio del servizio
pubblico e un appuntamento su Rete4, spunta un post sul pollice verde della
moglie, sul balcone fiorito e profumato di basilico. Questa fantastica creatura
le ha dato anche lei una figlia che si è appena laureata in Architettura e ora
sta approdando al mondo della scenografia cinematografica.
Da piccolo subisce un grave incidente, viene investito da un camion mentre
gioca per strada. Resta in coma per una settimana a cui segue una lunga degenza
in ospedale. Il segno di quell’incidente è visibile tuttora sul suo viso, ma la
sua determinazione e consapevolezza e, evidentemente, la sua naturale indole
nel trasformare i problemi in soluzioni, lo fanno reagire e vedere quella
cicatrice sul viso come un elemento caratterizzante, un segno distintivo.
Da sempre molto studioso, alle elementari gli consigliano di saltare la quinta
ed andare direttamente alle medie. La scelta fu un po’ azzardata, ma subito
sistemata come è nel suo stile.
A 18 anni era già perito e trovò immediatamente lavoro presso un centro di
ricerca, ma presto cambiò e iniziò a lavorare per la multinazionale Shell
(futura Eni) in una raffineria di petrolio, a Rho, in provincia di Milano.
Arriva il '68, e viene travolto dal periodo che gli cambia completamente vita.
Si iscrive all’università cambiando continuamente facoltà, tenta anche Scienze
Politiche, senza raggiungere i risultati che evidentemente si era prefissato.
Nel contempo diventa sindacalista interno, votato dai lavoratori della
raffineria. Oltre all’interesse per la politica e le mobilitazioni, in
un’Italia che ancora sapeva confrontarsi quando un giovane non moriva di
solitudine davanti a un pc, ma ci si interfacciava su tutto, inizia a
frequentare persone per scambi culturali. Così dà vita a un’altra sua passione,
la musica. Ascolta Gino Paoli, Bob Dylan, De Andrè, Brassens e Brel, tanto da
creare dibattiti culturali e approfondimenti. Così forte è il coinvolgimento
che pensa di tradurre i testi del premio Nobel per la letteratura Bob Dylan.
Questa interessante idea si blocca purtroppo sul nascere.
Sempre più impegnato col sindacato, per la bravura, la costanza e l’immancabile
parlantina che lo contraddistingue ancora oggi ogni volta che si trova in un
convegno o in un salotto televisivo a difendere i diritti di qualcuno o a
spiegare come risolvere quel tale problema. Cooptato dalla CGL all’interno
della quale ha svolto i ruoli più disparati, fino agli incarichi importanti che
lo hanno portato a Roma.
Nella capitale dirige diverse strutture fino a quando al limitare della
pensione gli propongono di dirigere la Federconsumatori, associazione che
allora era semisconosciuta e non navigava certo nell’oro. Fu solo grazie
all’intervento di Sergio Cofferati, ma soprattutto di Guglielmo Epifani a
fargli accettare la proposta. E’ contento dell’impegno profuso negli ultimi
18-19 anni nel consumismo ma è convinto che si possa e si debba fare sempre
di più.
“Rosario Trefiletti e Gino Paoli”
Sei nato a Milano in tempo di guerra.
Che ricordi più nitidamente (oltre ai bombardamenti) della tua fanciullezza?
Sicuramente l’oratorio della vicina parrocchia dove ho
imparato a giocare al calcio. Imparai così bene che a 16 anni militavo nella
gloriosa squadra del Casteggio in Promozione Lombardia.
Come si usa dire, hai fatto il ’68. È
stato allora che hai deciso di diventare sindacalista?
No. Io volevo fare politica, ma siccome lavoravo (studente-lavoratore) in una
grande raffineria di petrolio mi chiesero di farlo e accettai, con importanti
risultati elettorali.
In quegli anni i tuoi riferimenti
canori erano Gino Paoli, Bob Dylan, De André, Brassens e Brel. Perché, pur
conoscendo bene l’inglese, non hai portato a termine le traduzioni delle
canzoni di Bob Dylan come avevi intenzione di fare?
Alcune erano semplici tipo “Blowind in the wind “ altre molto complicate
poiché al di là del taglio ermetico dei testi, i testi stessi presupponevano
conoscenze sociologiche e un particolare slang per me “sconosciuto”.
Hai vinto alcune battaglie di cui ti
sono grate milioni di famiglie. Mi riferisco, solo per ricordarne qualcuna,
all’abbattimento dei mutui usurari dal 15 all’ 8%, al referendum sull’acqua
pubblica e alla vertenza risarcitoria che coinvolse circa 4000 passeggeri nel
disastro della Costa Concordia. In ambito di bene comune e difesa dei diritti
dei consumatori in che e come continua il tuo impegno ?
Trovo impossibile fermarmi. E’ più forte di me. Vi è anche una punta di
compiacimento quando la gente mi ferma per strada e mi vuol stringere la
mano.
Una delle tue figlie, laureata in
architettura, coltiva per sè una tua antica passione: quella di lavorare nel
cinema come scenografa o regista. Cinema di cui, come si sa, tu sei un grande
esperto. La stai incoraggiando in questa scelta professionale, magari anche per
qualche tuo personale rimpianto giovanile?
Sì, sono molto contento della sua scelta e la incoraggio. L’unica cosa per
cui mi sono imposto è che prendesse la laurea quinquennale in Architettura.
Cosa che ha fatto splendidamente prendendo 110, altrimenti urlavo e mi
incazzavo, quale vecchio despota in tema di studio e cultura. Certo che ho
rimpianti... quanto avrei voluto fare regia!
Ufficio Stampa Giò Di Giorgio