La drammaturgia della prima sezione si fonda su una riformulazione dell’opera
collodiana a partire dalla nascita del burattino fino al momento della sua
morte, dove terminava la prima stesura per volontà del suo autore. La messinscena,
articolata secondo un codice multidisciplinare, si fa espressione di linguaggi
diversi che confluiscono l’uno nell’altro, da quello verbale a quello fisico a
quello sonoro e musicale. In questo senso il lavoro vuole allontanarsi dal
linguaggio scenico tipico del teatro di prosa, per confrontarsi con i linguaggi
della contemporaneità, in particolare alla ricerca di un dialogo con le
possibilità offerte dal mondo del sound design. La narrazione procede per
un’alternanza di quadri, ognuno dei quali sviluppa un tema, che abbiamo scelto
di sviscerare e riorganizzare in una nuova drammaturgia, contrapponendo la
funzione-Pinocchio alle funzioni che azionano la macchina delle sue avventure:
gli Altri.
Questi risultano svincolati dalla nomenclatura classica dei “personaggi
della favola” e diventano funzioni agenti, responsabili di portare avanti la
narrazione attraverso la trasformazione dei suoni, degli spazi, dei tempi
dell’azione. Così come nella favola il burattinaio Collodi muove la sua
creatura senza fili trascinandola negli eventi e gestendola a proprio
piacimento, così la nostra narrazione si serve dello spazio teatrale come una
nuova “scatola magica”, capace di confondere, ingannare e sottomettere chi la visita.
Il sistema di illusioni tipico della scatola magica del teatro all’italiana è
tuttavia ribaltato, per cui l’illusione è ampiamente dichiarata, come scelta stilistica.
Alla logica della “macchina”, che impiega sempre nuove strategie e seduzioni negando
ogni possibilità di autoaffermazione, il burattino resiste e si ribella in modo
forsennato. La natura vegetale di Pinocchio lo rende per definizione inadeguato
ad affrontare le vicende del mondo umano. Tuttavia egli sceglie di abbandonare
la sicurezza della casa paterna per avventurarsi nel mondo, mosso da curiosità,
desiderio di conoscenza e di affermazione di sé. La tenacia, il coraggio, la
fiducia nel prossimo e questa resistenza ostinata alle aggressioni del mondo
esterno che lo vuole a tutti i costi forzare in una natura che non gli
appartiene, lo rendono un eroe a tutti gli effetti, un eroe di libertà in cui ognuno
di noi auspica riconoscersi. Ci piacerebbe permettere al linguaggio di prosa di
confluire, confondersi e fondersi a quello evocativo del sound design, al fine
di riproporre una vicenda sempre attuale, che rivendica il tentativo di
mantenere una coerenza con se stessi, in contrapposizione alle minacce violente
del sistema sociale, che vincolano l’individuo all’appartenenza ad un canone, cui
Pinocchio ostinatamente si ribella. La scelta di affrontare la rivisitazione e
di mettere in scena la riscrittura di una favola così nota come quella di
Pinocchio, nasce prevalentemente da una riflessione sul rapporto tra la nostra
generazione e il mondo cui ci si affaccia a seguito della formazione, il “mondo
del lavoro”. In uscita da un’accademia che ci ha tutelati per un arco di tempo
lungo tre anni, ci affacciamo al mondo così come Pinocchio si affaccia alla
vita dell’ambiente che lo circonda: un mondo ricco di opportunità e verso il
quale egli è inevitabilmente attratto, ma che allo stesso tempo è denso di
insidie, minacce, possibilità di fallimenti e incomprensioni. Sono i meccanismi
di un sistema produttivo ormai affermato, all’interno del quale vogliamo sì
inserirci per poter dar corpo alla nostra voce, ma che allo stesso tempo può
spaventare, dentro cui occorre sapersi destreggiare e che occorre, ai nostri occhi,
problematizzare. È un percorso di creazione che sceglie non casualmente la
favola come strumento espressivo. Di modo che possa permettere anche a chi non
è nato e cresciuto ai tempi di Collodi, di rintracciare e condividere le
tematiche che costellano la vita di una creatura che entra in contatto con la
realtà di un mondo, verso cui nutre un senso inevitabile di fascinazione.
Presentazione della compagnia e degli artisti
Il gruppo è formato da quattro studenti dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica
Silvio D’Amico. Il percorso del gruppo di lavoro è stato lungo e continuativo,
per via della natura del progetto che si fonda su di una regia, scrittura e
interpretazione collettiva. La complicità e la coesione del gruppo hanno
segnato la possibilità di un’autogestione efficiente e completa, che desse ad
ognuno la possibilità di apportare il proprio contributo a livello artistico.
Una versione ridotta dello spettacolo ha debuttato nel luglio 2019 in occasione
di “ European Young Theatre Group Competition” presso il 62° Festival dei Due
Mondi di Spoleto, aggiudicandosi il premio SIAE alla miglior drammaturgia.
A capo della commissione selezionatrice Gabriele Lavia e Danila Confalonieri.
Ancora nel settembre 2019 , in occasione del Festival Virginia Reiter, presso
il Teatro Storchi di Modena e nel novembre dello stesso anno in occasione dello
UAT Studio Festival di Targu Mures ( Romania).
Prezzi intero € 21, ridotto
over 65 €19, ridotto under 26 €16, comprensivo di servizio di prenotazione,
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Come raggiungerci
con mezzi privati: Parcheggio per automobili lungo Via delle Mura Gianicolensi,
a circa 100 metri dal Teatro. Parcheggi a pagamento vicini al Teatro Vascello: Via
Giacinto Carini, 43, Roma; Via Maurizio Quadrio, 22, 00152 Roma, Via R.
Giovagnoli, 20,00152 Roma
Con mezzi pubblici: autobus 75 ferma davanti al teatro Vascello che si può
prendere da stazione Termini, Colosseo, Piramide, oppure: 44, 710, 870, 871. Treno
Metropolitano: da Ostiense fermata Stazione Quattro Venti a due passi dal Teatro
Vascello. Oppure fermata della metro Cipro e Treno Metropolitano fino a Stazione
Quattro Venti a due passi dal Teatro Vascello
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Giò Di Giorgio