lunedì 24 novembre 2025

Reduce del premio come Best Feature Film al Portugal Indie Film Festival, Hey Baby di Dario Magnolo è stato presentato con successo alla sesta edizione del Matera Film Festival, appena conclusasi.

 

Hey Baby è un mosaico, una composizione che trova pienezza solo nel suo ultimo tassello. Pietro diventa simbolo di coraggio e perdono. La scena in cui il bimbo chiede alla madre se una coccinella può volare, non programmata in sceneggiatura ma sorprendentemente poetica, racchiude il senso più profondo del film.      


    

ANNA MARIA GALLO

Un film fuori dagli schemi produttivi nazionali, esordio di Magnolo che gira senza troupe e a zero budget un lungometraggio che racconta i segreti di una famiglia monogenitoriale visti dagli occhi ingenui di un bambino di 6 anni, che nell’arco del film cresce fino a diventare dodicenne.

 

Dopo l’anteprima al Matera Film Festival – Focus Italia, arriverà nelle sale il prossimo anno Hey Baby, un drama/mistery semi-documentaristico del regista indipendente Dario Magnolo, che ha impressionato il pubblico del cinema Guerrieri di Matera.


Hey Baby affronta temi profondi quali la famiglia, il rapporto madre-figlio segnato dall’assenza paterna, il segreto, la speranza, l’amicizia, il perdono, il senso di colpa e la rinascita, con una sensibilità narrativa che ha emozionato la platea.                                                                                                                                         SASSILIVE



Girato a Roma Est e nel quartiere Pigneto, senza alcun fondo e nessun sostegno statale,Hey Baby racconta il passaggio dall’infanzia all’adolescenza di Pietro (Nicolò Tommasi, che vediamo crescere dal 6 ai 12 anni), un bambino che non ha mai conosciuto alcun parente ad esclusione di sua madre (Eleonora Bernardi, reale madre di Nicolò, alla prima esperienza sul grande schermo).


«Eleonora e Nicolò, madre e figlio sul set e nella vita, sono una famiglia monogenitoriale, alla loro prima esperienza cinematografica. La casa, i vestiti e gli oggetti di scena – continua il regista e produttoreDario Magnolo - appartengono a loro stessi. Il film è stato girato senza troupe per favorire l'intimità e spesso le scene e i dialoghi sono stati improvvisati. Questa verosimiglianza è rafforzata dall'utilizzo di home movies, archivi familiari girati con il telefono. Il film, autoprodotto a costo zero, è stato interrotto e abbandonato a causa della pandemia. Nel 2024 il progetto è stato ripreso, modificando la sceneggiatura e raccontando così una storia lunga 12 anni.»


Dopo un lungometraggio mai distribuito girato ai tempi degli studi al DAMS di Bologna (Il BiVio, 2005)e tanti videoclip e backstage di Film e Fiction (Familia, Una figlia, Filumena Marturano, Imma Tataranni), il varesino Dario Magnòlo, che vive a Roma da 15 anni, esordisce con Hey Baby. Nei luoghi cari al primo Pasolini - e nella stessa Via Montecuccoli di Roma città aperta - Magnolo porta al cinema attori non professionisti capitanati dal piccolo Nicolò Tommasi, in un racconto al limite del documentarismo ma innestato su una storia di finzione, trainata dall’intensa Fenicia Rocco- scoperta da Pupi Avati - nel ruolo della zia Claudia: una donna distrutta da un profondo senso di colpa, un mistero che lo spettatore cerca di scoprire come in un film giallo.

Hey Baby, ricordiamo, è un film coraggioso in questo momento storico, autoprodotto dall’autoree per questo motivo ha bisogno, più di tanti altri lungometraggi, dell’aiuto di stampa e media.

 

Trailer del film: https://youtu.be/6rX2tacJ51s

 

 

Ufficio Stampa/NOME

Francesco Litrico

+39 333 468 2892 –fralit@alice.it

Sito