venerdì 21 febbraio 2020

Si e svolta sabato 15 febbraio, presso il teatro dell’opera del casino’ Municipale di Sanremo la quarta edizione del concorso canoro EMOZIONI LIVE - RICOMINCIAMO DA NOI premio in onore di Lucio Battisti



La kermesse, capitanata dal suo ideatore Aldo Ferruccio Longo e diretta dal coordinatore nazionale  Alfonso Stagno, e approdata per la terza volta consecutiva nella città dei fiori a pochissimi giorni dalla 70° edizione del più noto FESTIVAL DELLA CANZONE ITALIANA.

Questa e stata la fase finale, obiettivo degli oltre 400 candidati iscritti e selezionati nel 2019,che nel corso dell’anno passato si son dati battaglia per conquistare le 12 posizioni d’onore, che sono diventate ben 15 a causa di alcuni pari merito.

I finalisti di questa edizione, si sono esibiti sul palco di questo teatro che fu la prima sede storica del festival di Sanremo dando luogo ad una fantastica serata canora ,magistralmente condotta dalla nota Show Girl Jo Squillo, che ha ospitato l’evento nel suo programma MODAMANIA in onda tutti i sabato notte su RETEQUATTRO.

Nutrito il parterre di ospiti che Alfonso Stagno ha invitato, tutti di primissimo piano nel mondo dello show business televisivo italiano, primo fra tutti il manager di innumerevoli artisti LELE MORA, affiancato dalla sexy show girl Giorgina Sparkling,testimonial di PlayBoy Italia e protagonista di numerosi programmi televisivi,che abbiamo recentemente visto da Barbara D’Urso nei panni della sexy colf,  l’attore Gianluca Magni,con alle spalle numerose partecipazioni a film e fiction di grande successo, al momento impegnato in un film al fianco di Clarissa Burt,

 la cantante soprano del teatro La SCALA di Milano Silvia Chiminelli, quest’ultima, unitamente  al maestro Angelo Valsiglio, alla cantante Tammy,già madrina del concorso, ed al Patron Aldo Ferruccio Longo, hanno costituito la commissione che assegnato i premi finali.
L’appuntamento e quindi per la quinta edizione che si terrà nel 2021 sempre in concomitanza della 71° edizione del festival di Sanremo.

                                                Giò Di Giorgio






mercoledì 19 febbraio 2020

“Girotondo -riffa d’amore per otto personaggi” Regia: Flaminio Perez Ispirato all'opera dello scrittore e drammaturgo austriaco Arthur Schnitzler Dal 27 febbraio al 1 marzo 2020



Dal 27 al 29 febbraio 2020  alle ore 21,00 e il 1 marzo 2020 alle ore 17:30
approda al Teatro Trastevere  il poetico spettacolo
“GIROTONDO – RIFFA D’AMORE PER 8 PERSONAGGI”
Ispirato all'opera dello scrittore e drammaturgo austriaco
Arthur Schnitzler e diretto da Flaminio Perez

“È impossibile dire cosa sia l'amore. Noi ci giriamo solo attorno.
Giro giro tondo. Casca il mondo.
Com'è l'amore oggi, qui, per tutti quelli che ci sono intorno?
Cosa fanno quando vivono l'amore?
Giro giro tondo. Casca la Terra. Tutti giù per terra.
Prima di sdraiarsi gli uni tra le braccia degli altri, come si comportano uomini e donne? Arthur Schnitzler ce ne ha dato una versione Vienna fin de siècle. Noi parliamo per il 2020.
Quattro uomini e quattro donne colti sul punto di accoppiarsi ci rendono un'istantanea del nostro modo di amare, o forse della nostra incapacità a farlo.
Sono quattro corteggiamenti nelle loro varie sfumature: erotico, queer, impacciato, osceno e tante altre situazioni che avete già immaginato – o magari, vissuto.
Gira e rigira, sempre di amore parliamo.
Una storia circolare per girarci intorno. Girotondo.”


Lo spettacolo parla di relazioni amorose con un occhio all'approccio sistemico-relazionale
e alle teorie di co-costruzione delle relazioni di Gregory Bateson.
Nelle scene di coppia che presentiamo sono altrettanto protagonisti gli osservatori esterni e gli attori interni, e le relazioni vengono ridefinite ogni volta a partire dal contesto e dai ruoli sociali in gioco”. Ruoli sociali che si ispirano a quelli che Schnitzler scrisse nel 1900, qui adattati alla contemporaneità: un politico, una segretaria, un rampollo, moglie e marito, un ragazzino, una cantante ed una prostituta si inseguono, si cercano, si intrecciano, si confondono, si innamorano e si disamorano. La scelta di soli quattro attori in scena (anzichè i 10 della scrittura originale), di elementi scenografici e di costume essenziali, di momenti di autoriflessione dei personaggi in forma di monologhi originali (ed assenti dal testo di Schnitzler) prende le distanze dai facili ammiccamenti in favore di una ricerca individuale e collettiva sulle possibili declinazioni non solo delle relazioni sentimentali, ma anche delle dinamiche potere, dell’ambiguità dei ruoli, degli stereotipi di genere.



Teatro Trastevere
via Jacopa de'Settesoli 3, 00153 Roma
prevista tessera associativa
Da giovedì a sabato ore 21
(Esclusivamente domenica alle 17:30)
contatti: 065814004
#ilpostodelleidee
Ufficio Stampa: Vania Lai

Giò Di Giorgio

lunedì 17 febbraio 2020

PUPI AVATI, SERGIO STIVALETTI e CLAUDIO LATTANZI all’evento “50 ANNI DI FANTASTICO” per presentare il libro “LA TERRA DEL DIAVOLO” di Claudio Miani e Gian Lorenzo Masedu


Pupi Avati, Sergio Stivaletti e Claudio Lattanzi incontreranno il pubblico durante l’evento “50 anni di fantastico” che si terrà sabato 22 febbraio alle 15:00 a Roma presso il VIGAMUS – Museo del Videogioco (Via Sabotino, 4), all’interno del Festival del Fantastico (22 – 23 febbraio).
Durante l’incontro, moderato da Claudio Miani, verrà presentato il libro “La Terra del Diavolo” a cura dello stesso Claudio Miani e di Gian Lorenzo Masedu, secondo volume della collana Voci di Dentro, dedicato al Maestro del Cinema Italiano, Pupi Avati.
Il libro, edito da Asylum Press Editor e Imp[O]ssible Book è un viaggio fatto di emozioni, racconti, cultura, introspezione, studi e immagini su uno dei registi italiani che hanno segnato la storia del nostro Cinema, ed uno dei pochi capace di abbracciare un’infinità di generi narrativi.
La Terra del Diavolo” è un volume denso di significato, all’interno del quale una lunga chiacchierata con il Maestro bolognese ci consente di ripercorrere non solamente il suo cinema e quel mondo di “genere” oramai quasi completamente dimenticato, ma soprattutto di sondare l’importanza delle radici e della terra all’interno di quell’evoluzione sociale che ha segnato il nostro paese sin dagli anni del dopoguerra. Un viaggio che parte dalle prime sperimentazioni filmiche di Balsamus, l’uomo di Satana e Thomas e gli indemoniati e giunge sino all’ultima fatica Il signor Diavolo. Proprio di quest’ultima pellicola, in appendice al volume, è presente un prezioso omaggio esclusivo di Pupi Avati: il quaderno personale di appunti e schizzi utilizzato per la realizzazione della pellicola, che va ad aggiungersi ai quattro saggi tecnici, all’ampia intervista al Maestro e al vasto repertorio fotografico e d’archivio gentilmente concesso dalla Duea Film.
Per l’occasione, l’ingresso al Festival sarà gratuito.


Ufficio stampa:
Gargiulo&Polici Communication
Licia: licia@gargiulopolici.com – 389/966 6566

Francesca: francesca@gargiulopolici.com – 329/0478786

Giò Di Giorgio

Martedì 18 Febbraio 2020 – Ore 19:00 MOTHER FORTRESS e proiezione del film documentario di Maria Luisa Forenza Partecipa l’autrice Cinema Farnese Piazza Campo De' Fiori, 56 Roma tel: 06 6864395 - info@cinemafarnese.it


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Appuntamento al Cinema Farnese di Roma (Piazza Campo de' Fiori) in occasione della proiezione di MOTHER FORTRESS, di Maria Luisa Forenza, film-documentario di estrema attualità, girato dalla regista nei territori colpiti dall'ISIS. Un film di speranza ed elogio alla Vita e agli Esseri Umani che vede protagonista una comunità monastica internazionale (da antico e nuovo Continente) che salva esistenze di sopravvissuti, a prescindere dalla diversità dei credo religiosi...
Il film sarà introdotto dal critico cinematografico Maurizio Di Rienzo e dall'accademico dei Lincei Paolo Matthiae, scopritore dell'antica Ebla in Siria. Alla proiezione seguirà un dibattito con la partecipazione del critico cinematografico Federico Pontiggia.
Vi aspettiamo con immenso piacere!
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martedì 18 febbraio, presso il Cinema Farnese di Roma, la proiezione di MOTHER FORTRESS, il film-documentario di Maria Luisa Forenza che racconta la pericolosità quotidiana delle vite di religiosi in Siria che lottano per salvare la dignità e la sopravvivenza di esseri umani innocenti travolti dalla inarrestabile guerra.
A fronte di conflitti e massacri, il film è un elogio della Vita e dell’Essere Umano, che può diventare fonte di vita per l’altro. Queste le riflessioni scaturite da una recente e calorosamente acclamata proiezione presso The American University of Rome per il corso di Peace Studies, alla presenza della regista e di Gregory J.Polan, Abate Primate dei Benedettini (Badia Primaziale Sant’Anselmo, Aventino). 

La serata al Cinema Farnese, che sarà condotta dal critico cinematografico Maurizio Di Rienzo, rientra nella V edizione di RACCONTI ITALIANI, l’iniziativa della FICE – Federazione Italiana Cinema d’Essai, che propone negli oltre 400 schermi associati una selezione dei migliori documentari di ultima produzione.
L’archeologo e accademico dei Lincei, Paolo Matthiae, scopritore dell’antica città di Ebla (2500 a.C.), farà una breve introduzione alla Siria.

MOTHER FORTRESS racconta di un’esperienza, vissuta in prima linea dall’autrice-regista (e produttrice) tesa a testimoniare non gli aspetti più drammatici del conflitto, quanto gli effetti da esso provocati all’interno di una comunità in cui le differenze religiose lasciano il posto all’aiuto umanitario mosso da uno spirito di condivisione e sorriso anche in situazioni estreme.

Dopo una carriera sviluppata attraverso documentari di stampo sociale e storico, girati in Italia e all’estero, Maria Luisa Forenza ha scelto di seguire una forma sperimentale di narrativa realistico-simbolica, pur se condizionata nelle riprese da un regime di emergenza di guerra. Nell’osservazione della realtà intesa come ‘res-documento’ tenta di andare verso un ‘oltre’, ispirandosi anche a “L’acinema” di J.F. Lyotard. La regista costruisce un’opera “per immagini e suoni” che lascia spazio a riflessioni sul senso dell’esistenza.
“Ero in Australia, nel 2011, per un documentario quando vidi le prime immagini delle proteste della cosiddetta "Primavera araba" – racconta - È iniziato tutto in quel periodo, per curiosità intellettuale e interesse per la cronaca, ma non mi sono voluta avventurare nella ricostruzione e analisi della situazione storico-politica mediorientale: mi interessava piuttosto raccontare la resistenza umana alla guerra, la vitalità del popolo siriano, e l’identità Cristiana, che lì si è trovata a dare sostegno alla popolazione nell’ambito di una forte situazione di rischio. Sentivo che il film doveva raccontare qualcosa che proiettasse gli esseri umani nel futuro.”

E’ stato nel corso di alcune conferenze negli Stati Uniti, nel 2013, che ha invece avuto modo di ascoltare, conoscere e iniziare a filmare Madre Agnes, badessa del Monastero di Qarah, a nord di Damasco, che veniva a raccontare ciò che stava accadendo in Siria, e in particolare nei territori di Aleppo e Deir Ez-Zor, insidiati dal pericolo di Al Qaeda e ISIS. Nel 2014 decide di raggiungerla per conoscere la sua comunità monastica internazionale (proveniente da Antico e Nuovo Continente) e vi ritorna altre volte fra il 2015 e il 2017, seguendo un convoglio umanitario che si inoltra fino all'Eufrate per portare assistenza ai siriani sfollati e colpiti dal terrorismo.
Testimone sul campo di un attacco dell'ISIS a Qarah e al Monastero nel 2015, ricorda: "Ho filmato quello che c'era realmente ovvero la drammaticità del silenzio, dal momento che eravamo rimasti tutti muti. Ognuno in quel momento si è assunto la responsabilità della propria esistenza, una dilatazione che ho cercato di cogliere con lo spazio vuoto e con il suono”. E su quest’ultimo precisa: "I canti cristiani in arabo e francese (le principali lingue siriane, utilizzate anche nel monastero assieme a spagnolo, portoghese, inglese, latino) erano una soundtrack che scandiva la quotidiana ciclicità di meditazioni, preghiere, liturgie di monaci e monache. I giorni e le notti del monastero erano scandite da preghiere cristiane e musulmane, come un canto e controcanto che ho cercato di documentare in tutto il film.”

MOTHER FORTRESS, Menzione Speciale del Tertio Millennio Film Fest (Città del Vaticano), in Italia è stato ospitato in rassegne significative quali il Meeting di Rimini, Milano Movie Week, Festival Human Rights Nights di Bologna.

Alfredo Baldi, storico del cinema, ha dichiarato: “E’ un film anti-retorico, senza enfasi, uno sguardo assolutamente oggettivo sulla realtà, un’idea dell’immagine-sguardo, dalla semantica e dalla semiotica. La macchina da presa è assolutamente impassibile, segue i personaggi, li tallona senza nessuna emozione e proprio per questo ci dà un’enorme emozione perché fa pensare che a ogni istante possa accadere qualcosa. Il contesto è talmente drammatico...
La regista non ha quasi mai usato lo zoom. L’emozione l’ha data con le inquadrature fisse. C’è una tensione continua, ma interna nell’inquadratura, non è provocata dall’esterno. E’ stata di un rigore estremo.
E poi, non meno importante, nonostante sia girato in un convento con protagonista una suora, anzi suore e monaci, è un film assolutamente laico. La religione, pur presente dappertutto, in qualunque momento sottintesa, non viene mai presa a pretesto per giustificare qualche azione. Anche la distribuzione dei viveri alle popolazioni è fatta non in nome di Dio, ma del prossimo, e questa l’ho trovata una cosa straordinaria.”

Silvia Guidi, critico cinematografico dell’Osservatore Romano: “Un documentario straziante e bellissimo nella sua nuda essenzialità... Non c’è nessuna tesi precostituita da dimostrare, nessuna tifoseria da assecondare... il rispetto per i testimoni e la reale apertura ad ascoltare quello che raccontano non potrebbero essere più grandi.”

Alla proiezione romana, in programma alle ore 19:00, seguirà un dibattito a cui parteciperanno, oltre a Maria Luisa Forenza, storici, esperti di Mediterraneo, giornalisti, critici cinematografici.

Ufficio stampa: Elisabetta Castiglioni
                                            +39 328 4112014 – info@elisabettacastiglioni.it

                                                                  Giò Di Giorgio