Le Interviste de l'emigrante di Giò Di Sarno
Fra commedia e dramma, filosofia del vivere e
omaggio a Salvatore Di Giacomo Mamma
Napoli Mood di Emiliano De Martino
è la rappresentazione di quella parte di noi che ancora si vuole commuovere
dinanzi al sorriso di un anziano o di un bambino; quella parte che non vuole
arrendersi all’ingranaggio stritolante di una società che ingloba e uniforma le
diversità.
Un viaggio che si fa riflessione dal ’900 ai
giorni nostri, perché vi sia “una voce per chi voce non ha”.
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Sei nato ad Eboli, campano come me. Mi
viene da dire: questo nome e questo paese non mi suonano nuovi. Che ricordi hai
degli anni della tua adolescenza?
Sì,
sono nato ad Eboli ma sono cresciuto a Bellizzi, un piccolo paese della
provincia di Salerno. Beh, sì, il nome della città di Eboli è noto per la
fermata di un certo personaggio abbastanza noto, diciamo che ad Eboli lui si è
fermato ed io son partito… scherzo ovviamente! La mia infanzia è stata dolce,
semplice, non facile ma per questo bella, erano altri tempi, ne tratto in un
romanzo che sto scrivendo. In meno di 30 anni è cambiato tutto, ma non solo
nella mia sfera vitale che sarebbe ovvio e banale dirlo o pensarlo, ma
rapportando la mia infanzia a quella degli attuali bambini… che paura… meglio
la mia… la nostra… con una fetta di pane e olio in mano, le ginocchia sbucciate
per le cadute in strada trasformata in un campo di calcio e la tenerezza che i
nostri occhi mostravano alla vista di quel qualcosa che oggi non viene neanche
considerato.
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So di un tuo libro giovanile di poesie
dal titolo Sognare un amore e amare quel
sogno che riscosse un grande successo con oltre 5.000 copie vendute. Una
poesia di sentimenti. Oggi ti senti più sentimentale o più “capetto”, come
facevi con i tuoi compagni nei vicoli di Eboli?
Ahahahah,
no vabbè, ma quello più che un libro fu una raccolta di pensieri talmente
semplici e intimi che oggi quando lo rileggo arrossisco da solo. Come ho fatto
a scriverlo e a fare in tutti i modi per poterlo pubblicare? L’unica
spiegazione logica era la grande voglia di emergere, di uscire da una vita che
si prospettava difficile e senza emozioni… Oggi come mi sento? Se devo sceglierne
una… un capetto sentimentale.
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A 18 anni sei partito alla conquista di
Roma. Volevi fare l’attore. Prima di affermarti hai fatto però anche il
“ristoattore” (come sa bene Fiorello!). Com’è la storia?
Sì,
io sono partito dal mio paesello con questo sogno… perché allora avevo solo il
sogno e non avevo nemmeno il cassetto deve riporlo. Quello me lo sono dovuto
comprare poi a suon di lavori umili e fortificanti; ho lavorato in un noto
ristorante di Roma, da Dante, il ristorante dello spettacolo per eccellenza per
15 anni, ed è stata un’avventura da una parte pensata e meditata dall’altra in
continua evoluzione. Non è stato semplice mantenere i piedi in tante scarpe,
fare l’attore, fare il cameriere in un posto che richiedeva un certo impegno,
dove non bastava portare i piatti a tavola. Non è stato affatto così semplice
come pensavo: stare lì in mezzo al mondo che conta dall’altra parte del tavolo
e riuscire a conquistarsi la fiducia e la stima degli addetti ai lavori senza
scadere nel pietismo. La cosa più difficile è stata imparare a dosarmi e
trovare quell’equilibrio tra il rompicoglioni e il determinato… ci ho messo
anni… ma non mi sono mai risparmiato, non ho mollato appena ho assaporato un
po’ di successo e/o di visibilità, nemmeno durante e dopo gli anni di Un posto
al sole, nemmeno dopo aver fatto il protagonista con Ettore Scola, nemmeno dopo
aver debuttato con Fiorello che mi ribattezzò il ristoattore e devo davvero
ringraziare Rosario per la sua fiducia e le possibilità che mi ha dato e che mi
dà. Lui è sempre stato il mio mito e oggi poterlo considerare un amico è per me
motivo di grande orgoglio.
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Una volta hai dettato questa filosofia
di vita (è tua o è tratta da qualche copione?): “Meglio stressati che depressi…
meglio due vite in una”. Sei comunque ancora d’accordo?
Sì,
è stato ed è il mio motto e lo ancora oggi ovviamente… sono fautore di questa
filosofia che mi ha permesso e mi permette di essere sempre in evoluzione, di
provarmi, di sbagliare magari ma sempre in nome di una crescita… io non sono
abituato ad aspettare che il telefono squilli, quindi non è che non mi piace ma
proprio non riesco ad essere passivo e apatico, ho i miei momenti e una grande
stanchezza addosso a dire il vero, ma la mia vita è questa e ci ho messo troppo,
troppi anni e troppa fatica per lamentarmene oggi.
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Progetti e impegni teatrali e
cinematografici per il futuro prossimo.
Beh,
ce ne sono un bel po’ e non vorrei eccedere nell’elenco non sarebbe da me… mi
limiterò solo a darvi due appuntamenti teatrali a cui tengo moltissimo: uno è
MAMMANAPOLIMOOD che mi vede impegnato in un monologo con musicisti e cantanti
in scena con me… un recital pieno di anima… Con me in scena Marco De Vincentiis
(con il quale abbiamo appena inciso la mia prima canzone che sto producendo e
che sentirete live a teatro, dal titolo DUS). Se vuoi ne possiamo far sentire
un pezzettino in trasmissione. Con Marco, Valentina Proietto Scipioni e Eduardo
Ricciardelli dal 27 febbraio al 17 marzo siamo al teatro Tordinona… (andate
sulle mie pagine instagram e fb e prenotate…) e poi ad aprile dal 4 al 7 al
teatro Marconi di Roma con un altro mio testo “40mq” che mi vede in scena in
vesti totalmente opposte a quelle che indosso in “Mammanapolimood” e a tutte
quelle in cui mi avete visto al cinema o in tv. Con me in scena in questa
commedia Laura Sorel e Noemi Giangrande.
Entrambi
i progetti sono da me prodotti scritti e diretti grazie anche al supporto della
mia squadra organizzativa con Simonetta Fioranti, Valentina Proietto Scipioni e
gli sponsor che mi sostengono sempre come just rent.
Ufficio Stampa Giò Di Giorgio