Rosalia Porcaro,
nata a Casoria periferia nord di Napoli, è tutt’altro che:"'a matina me
sceto, me lavo, me vesto, vaco 'a fatica, po’ torno e m'addormo. Comm'è bello
'a campà!" (tradotto dal napoletano: "La mattina mi sveglio, mi lavo,
mi vesto, vado al lavoro, poi torno e mi addormento. Che bella la vita!"),
tormentone con cui si presentava Creolina (ingenua ragazza napoletana che
lavora in un negozio di casalinghi), uno dei suoi personaggi più amati, assieme
a Veronica (operaia di una fabbrica di borse), Natasha (cantante neomelodica e
trans), Assundam (donna afgana del Sud,
con un forte accento partenopeo).
“Ho anticipato i social, già da bambina avevo amici
virtuali”
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Come nasce la passione per il
“travestimento”?
Il
travestimento è nato con me, da sempre, da quando ero bambina che mi travesto.
Mi
inventavo i personaggi, li disegnavo come si fa per i cartamodelli dei vestiti,
li ritagliavo e ci giocavo dandogli corpo e anima. Mi ricordo di un’enorme
valigia nella quale mettevo tutto il materiale necessario a sviluppare la mia
fantasia e anche negli spettacoli quando propongo un personaggio, soprattutto
se lontano da me, prendo spunto da quei ricordi. Io il Teatro lo desideravo, lo
sognavo dalle elementari, ad occhi aperti e i miei amici immaginari mi facevano
compagnia; ho anticipato i social, già da bambina avevo amici virtuali.
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Un personaggio che avresti voluto fare
ma non ti sei sentita di affrontare?
No, non ho mai rinunciato a un personaggio, se lo
penso lo devo realizzare a costo di andare contro tutti. Anzi, più è estremo e
più mi interessa. Sarei in difficoltà se dovessi affrontare un personaggio
“normale”, uno banale. Non mi spaventa né il grottesco, né il drammatico. Mi
piacerebbe essere scelta per un ruolo molto intenso, una cattivissima.
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Il momento più difficile della tua vita?
Uh…Uh…che domanda…Il momento più difficile della mia
vita è stato anche il più bello. Le estremità nellamia esistenza tornano: è
stato quando ho avuto mio figlio. Una gioia immensa che mi ha cambiato per
sempre la vita. Adesso è ancora ragazzino, ma per lui sogno un amore sincero e
spero che possa realizzare sempre le sue passioni. Vorrei che fosse davvero un
uomo libero e dunque, felice.
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A parte l’accento napoletano, cosa hanno
in comune Veronica,Creolina, Natasha e Assundam?
Queste donne hanno in comune il distacco dalla
realtà, l’incoscienza, l’ingenuità. Attuano una convinzione auto-ingannevole
vivendo la loro vita quasi da spettatrici. Un modo per non prendere atto della
loro condizione di sottomissione. Sono tutte“figlie” di Veronica, hanno la
stessa fragilità.
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Progetti futuri?
Girerò un corto sulle molestie sessuali, l’ho
realizzato io impiegando tante energie, mi piacerebbe fare un film sulla scia
di questo progetto. Come dicevo prima, sento l’esigenza di ruoli impegnativi,
drammatici, forti. Purtroppo un comico viene visto poco in questa veste, invece
è proprio il contrasto che crea alchimie impensabili. Il teatro lo faccio e mi piace, è la mia
vita, ma amo il cinema e credo di non essere stata ancora “usata” bene, forse è
anche colpa mia, non lo so, ma non dispero. Intanto il 26 febbraio debutto a
Roma dopo il successo di Napoli con la commedia “Core ‘ngrato”al teatro Roma, spettacolo
scritto in collaborazione con Corrado Ardone e diretto da Carlos Branca. La storia di una mamma,
una figlia e la badante. Una realtà in cui si ha a che fare con la drammaticità
dell’Alzheimer, non si è pronti né si è preparati. Anche in questo caso il
racconto è buffo, ma con un risvolto inaspettato.
Ufficio stampa Giò Di Giorgio