mercoledì 5 maggio 2021

JOHANNES BRAHMS Trascrizioni originali per pianoforte a 4 mani Op. 51 No. 1 No. 2 – Op. 67 – Op. 25 Stefania Radaelli - pianoforte Gabriele Dal Santo - pianoforte


Esiste un legame speciale tra Johannes Brahms e il repertorio per pianoforte a 4 mani. Si è sempre ritenuto che i suoi pezzi  scritti per due pianisti sulla stessa tastiera fossero una sorta di bozzetti poi finalizzati ad un affresco musicale più completo, sebbene il senso di queste opere si sarebbe dimostrato differente. In realtà, non si trattava di versioni semplici di un’operazione più elaborata ma di un’alternativa ad essa: le “riduzioni”, come venivano chiamate, erano concepite per sviluppare la massima potenzialità espressiva del pianoforte ed erano pensate dallo stesso Brahms, già nell’atto della loro creazione, come opere parallele alla composizione per ensemble, che potevano scorrere indipendentemente da questa. Proprio per farne ascoltare la significativa valenza e bellezza espressiva, Aulicus Classics ha deciso ora di pubblicarne alcune, affidandole all’interpretazione di quattro mani di straordinario talento, quelle di Stefania Redaelli e Gabriele Dal Santo. L’album, numero 36 del catalogo dell’etichetta (sezione ”Classical Music”), vede raggruppati i Quartetti d’archi op. 51 n.1 e 2, l’op. 67 e il quartetto per pianoforte op.25.

Si legge nel libretto, a cura di Marco Bellano: “Nella vita di Brahms il genere del quartetto era stato a lungo nell’ombra di un ossessivo sentimento di soggezione, cosi come era per la sinfonia: la responsabilità di approcciare gli stessi territori dove il grande ammirato Ludwig van Beethoven eccelleva era travolgente. Sembra che prima di venti tentativi falliti, il primo quartetto, op. 51 numero 1, non fu completato; fu pubblicato nel 1873, all’età di 40 anni, ma era forse nell’aria dal 1866. Infatti, proprio come la Sinfonia n.1 op.68 (1876) una sofferenza drammatica filtra attraverso il quartetto, e il suo veicolo è la tonalità per eccellenza di Beethoven, il do minore. Proprio come stava per succedere per la Sinfonia n.2 op. 73 (1877), nel momento in cui il taboo artistico fu rotto, l’ispirazione tornò più serena. Lo si vede nell’Op. 52 n.2 che, nonostante la sua tonalità minore (in la), è permeata da un liricismo crepuscolare. L’op. 67, del 1875, in Sib maggiore, sembra addirittura più libera: la complessità della scrittura è dissimulata da un flusso di invenzioni affascinanti, che partono dall’iniziale “fanfara” che suggerisce un richiamo di corni nella foresta. Tutte quelle “riduzioni” a 4 mani seguirono di poco la pubblicazione dei quartetti, dopo circa un anno: che non avvenne fino all’Op.25, benché il piano fosse già protagonista nella prima versione stampata (1863): circolò tuttavia per le “4 mani” solo dal 1870. Brahms era più giovane ma non meno accurato: la lavorazione del quartetto per piano lo impegnoò ad esempio per quattr lunghi anni, dal 1857 al 1861. In questo caso, non c’era il rischio di essere preoccupati dal modello di Beethoven: ci fu tuttavia la volontà di lasciare un segno nel campo che, fino a quel momento, doveva ancora accogliere una composizione rivoluzionaria. E l’impronta fu lasciata davvero:  sul tema della trascrizione e riscrittura, è intrigante il fatto che Schoenberg trasformò il quartetto in un‘opera orchestrale nel 1932. Come sembra, la grande impalcatura formale dello stile di Brahms permise allo stesso concetto musicale di assumere forme multiple; ognuna di esse si è rivelata non solo fedele ma addirittura potenziata da queste operazioni. È stato dunque questo conseguente sviluppo delle variazioni il motore principale della musica di Brahms? Forse; fatto è che il mondo delle quattro mani di Brahms appare troppo generoso e troppo allettante per restare nascosto…”


Stefania Radaelli

Milanese, allieva di Ernesto Esposito, giovanissima vince numerosi concorsi. Col tempo, la chiave di lettura della sua attività si definisce sempre più nella sua passione per la musica da camera, realizzata sia attraverso le numerose collaborazioni con Rocco Filippini, Salvatore Accardo e Massimo Quarta, sia nei più vari incontri concertistici (fra i tanti, con M. Rizzi, A. Meunier, C.Bartoli, P. Meyer, M. Ancillotti, C. Feige, M. Brunello, S. Krilov, D. Nordio, F. Meloni…), con una notevole intensità di lavoro: ha eseguito, per esempio, tutto il principale repertorio per violino e piano e per violoncello e piano, nonché tutta la musica da camera di Brahms, mentre nel 1979 ha formato con M.G.Bellocchio un duo pianistico che dalle vittorie dei concorsi internazionali di Caltanissetta e di Finale Ligure ha attraversato un vastissimo repertorio fino alle recenti esecuzioni di Mantra di Stockhausen e alla partecipazione alla Biennale di Venezia. Solista con le Orchestre della RAI,dell’Angelicum, dei Pomeriggi Musicali,con la Sinfonica di Sanremo, l’Orchestra Aretusea di Siracusa e l’Orchestra da Camera di Padova, è presente nelle più importanti sedi musicali: Boston Symphony Hall, Schauspielhaus di Berlino, Wigmore Hall di Londra, City Concert Hall di Hong Kong, Coliseum di Buenos Aires, Festival de Musique en Mer, Bodensee Festival di Lindau, Cemal Resit Rey di Istanbul, Serate Musicali di Milano, Accademia Chigiana, Settimane Internazionali di Napoli, Unione Musicale di Torino, Festival di Stresa, GOG di Genova, IUC di Roma, Festival di Ravello...

Perfezionatasi con Bruno Canino e Murray Perahia, e per la musica da camera con Paolo Borciani, Dario de Rosa e Norbert Brainin, si è dedicata anche a più aspetti della didattica: assistente di Accardo e Filippini presso la Fondazione Stauffer di Cremona, collaboratrice in master class di Raina Kabaiwanska, Franco Gulli e Yo-Yo Ma, docente di musica da camera al Conservatorio di Vicenza.

Le incisioni realizzate per Warner Fonit Cetra, AS Disc, Stradivarius, Dynamic, Ricordi, hanno ottenuto entusiastiche recensioni su Diapason, Amadeus, Repertoire, Musica Viva e Audio Review.


Gabriele Del Santo

Nato in una famiglia di musicisti, ha scoperto all’età di sette anni la passione per il piano, intraprendendo immediatamente una carriera eccezionale. Si è diplomato in pianoforte con il massimo dei voti e la lode al conservatorio di Vicenza sotto la guida del M° Antonio Rigobello con il quale ha conseguito successivamente il diploma accademico di secondo livello in Discipline Musicali con la votazione di 110, lode e menzione speciale di merito.

Giovanissimo, è stato vincitore di una ventina di concorsi nazionali. Ha frequentato il corso triennale di alto perfezionamento pianistico di Trento tenuto dai maestri Margarius e Kravtchenko e ha studiato all’Accademia Internazionale “Incontri col Maestro” di Imola. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti e premi partecipando a concorsi pianistici nazionali e internazionali (tra i quali “Città di Treviso”, “Camillo-Togni” a Gussago-Brescia, “Il solista e l’orchestra” a Campobasso). Tra le altre partecipazioni si annoverano quelle del Premio Busoni (Bolzano), Prix Vandome (Pesaro), Beethoven Klavierwettbeverb (Vienna), Reine Elisabeth (Bruxelles). Ha tenuto recital solistici e concerti con orchestra (Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza, Sinfonietta Italiana, Orchestra di Padova e del Veneto, Orchestra di Roma e del Lazio) diretto dai maestri Andretta, Misto, Dini-Ciacci, Renzetti, Lu Jia, Calvi. Ha frequentato diverse masterclasses tenute dai maestri D’Alberto, Jasinsky, Cohen, Lucchesini, Spagnolo, Shelley, Naborè. Collabora dal 2004 con l’Ensemble Musagète nella stagione di musica da camera ospitata nelle gallerie di Palazzo Leoni Montanari di Vicenza. Con il medesimo ensemble ha registrato per Velut Luna musiche di Schubert e Campogrande ed è stato protagonista di varie dirette radio nelle trasmissioni di Piazza Verdi e I Concerti del Quirinale di Radio 3. E' assistente al pianoforte presso il Conservatorio di Vicenza e in numerose masterclasses di Davide Zaltron, Stefano Cardo, Sonig Tchakerian, Pavel Vernikov, Milan Rericha. Si è recentemente diplomato in Direzione d'orchestra con il massimo dei voti e la lode sotto la guida di Giancarlo Andretta. Ha diretto l'Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza, l'Orchestra di Padova e del Veneto e l'Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano.

Aulicus Classics

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Giò Di Giorgio