lunedì 28 gennaio 2019

L'EMIGRANTE Format radiofonico e televisivo,ideato e condotto da Gio' Di Sarno in onda su Radio Italia Anni 60 ( FM 100.5 ) tutti i martedì dalle 17:00 alle 18:00, il prossimo 29 gennaio,l'appuntamento è con il regista fotografo giornalista siculo, Salvatore Scirè.















 Le interviste De L’Emigrante di Giò Di Sarno per Inciucio
Siciliano di Militello in Val di Catania, città barocca patrimonio dell’Unesco (patria non solo di Pippo Baudo ma anche del famoso fisico Ettore Majorana), SALVATORE SCIRè confessa, compiacendosene, che dai cinque anni a oggi ha avuto la straordinaria fortuna di crescere a Roma vivendo nei pressi del Pantheon e giocando, da ragazzo, a Piazza Navona o a Via dell'Orso. Esperienze di vita – aggiunge – che mi hanno segnato per sempre. È così che Roma mi è entrata nel sangue. In maniera viscerale e totalizzante!    

Salvatore Scirè: Qualcuno potrebbe chiedermi come mai alla mia verde età sono ancora single. Potrei rispondere con il titolo del mio libro, appunto: maneggiare con cura! ”

-          Il tuo curriculum è così denso di attività e di specializzazioni (poliglotta, criminologo, fotografo, giornalista, musicista, regista e mi fermo qui…) che è francamente arduo stabilire gerarchie e priorità. Cominciamo allora da lontano: dai ricordi del Liceo Visconti che hai frequentato insieme a compagni diventati in seguito noti personaggi del mondo dello spettacolo.


Il Liceo Visconti è stato soprattutto una scuola di vita: a parte il fatto che il liceo classico lo sentivo come più aderente alle mie naturali inclinazioni, debbo dire che in quegli anni sono cresciuto, da ragazzo sono diventato giovanottino, ma sono anche germogliate tante cose importanti: l’amore per la musica, la sensibilità per l’arte e per la linguistica, per la scrittura in genere, le prime infatuazioni per qualche compagna di scuola che ovviamente a me non mi vedeva proprio,ma che ti dava la carica. Comunque sia, stare al Visconti – e soprattutto restarci per cinque anni! – significava sentirsi in qualche modo una parte, anche se infinitesimale, della storia: da lì sono passati Galileo Galilei, San Luigi Gonzaga, 11 papi (l’ultimo Pio XII), un Nobel (Franco Modigliani). Ciascuno di noi viscontini si sente partecipe e custode di quella immensa storia. D’altronde, si tratta del Liceo più antico d’Europa, fondato da S.Ignazio nel 1582!


-          Da giornalista e fotografo ti sei dedicato specialmente al reportage geografico, genere che consente di abbinare immagini spettacolari e creative a testi di approfondimento. Lavori ospitati in famose riviste (Viaggi di Repubblica, Qui Touring, Gente Viaggi, Panorama e un lungo eccetera) in cui associ cultura, critica e società. Come dimostra, con uno spazio a sé, il libro fotografico Roma nel cuore(Rizzoli 1982, con prefazione di Carlo Lizzani).

Mi è sempre piaciuto viaggiare, incontrare lingue e culture diverse: e il reportage geografico mi soddisfaceva, come genere, consentendo la sintesi tra foto creativa e testi: un giornalista di turismo che si rispetti deve capire di storia, geografia, arte, economia, diritto costituzionale comparato, etnologia... e conoscere qualche lingua straniera: solo così riesci a capire lo spirito delle popolazioni locali. 


-          A quale delle tue mostre personali presentate in tutto il mondo (da Rio de Janeiro a Alessandria d’Egitto, passando naturalmente per Roma) sei più legato con i tuoi ricordi?

Sicuramente Rio de Janeiro: è una città che ti conquista per sempre: alla bellezza della natura associa il calore e il colore della sua gente. La vitalità, lo spirito, la leggerezza carioca sono straordinari... e soprattutto la musica brasiliana è una realtà immensa, che ti conquista, ti affascina, e ti fa soffrire di “saudade”!

-          I tuoi testi teatrali, sia quelli da coautore che quelli da autore, ammiccano a una evidente connotazione, rimandano cioè a un senso di leggerezza e divertimento. Cito qualcuno a caso: Camera con...  svista! –Cocktail di scambi–C’è un morto giù in cantina!–Sofà... ma non si dice!È così?

Io ho iniziato come autore brillante, proprio con la commedia, che non è affatto semplice: far ridere è più difficile che far piangere, però a me piace anche dare dei messaggi di vario genere, messaggi di vita: insomma, divertire ma anche offrire spunti di riflessione, come ad esempio in Professione Separata!, una commedia in cui tutti i personaggi alla fine risultano “perdenti” (quasi in senso “verghiano”). Negli ultimi tempi, però, sto sperimentando anche atti unici drammatici, ad esempio La ragazza nella valigia (vagamente ispirato a un fatto di cronaca). Nel drammatico, invece, bisogna riuscire a dare forti emozioni, senza annoiare: questa è la difficoltà della drammaturgia “seria”, ovvero non comica. 


-          Un aneddoto divertente.  Quando avevi 5 o 6 anni, una sera, al teatro IV Fontane, durante i saluti finali della rivista A voi la serenata (con Achille Togliani), un tuo zio ti prese in braccio e ti portò sulla passerella dove ricevesti tante carezze dalle stupende ballerine che ti sfilavano davanti. Ora, dopo tanti anni, commenti con una risatina sorniona che allora, molto precocemente, “cominciasti a capire alcune cose, forse!” Questo ricordo ha a che fare con il tuo romanzo Donne... maneggiare con cura?

Mah... le donne sono “il motore” del mondo. Ricordo una canzone di Garinei & Giovannini e Kramer che diceva “donna tutto si fa per te!”. Di solito dietro a un capolavoro o comunque alla base di un lavoro creativo, c’è sempre una fonte di ispirazione, che molto spesso è rappresentata da una donna. Qualcuno potrebbe chiedermi come mai alla mia verde età sono ancora single. Potrei rispondere con il titolo del mio libro, appunto: maneggiare con cura!
In realtà non mi è capitato di incontrare la donna giusta al momento giusto, ma sicuramente, con il passare del tempo... le donne si maneggiano con sempre maggior attenzione!!!

Ufficio stampa Giò Di Giorgio