sabato 17 settembre 2016

Albano: «Romina? Sapevo che sarebbe finita. Oggi sono un papà-nonno»



Il matrimonio della figlia Cristel, la nuova famiglia e i progetti futuri. «Da piccolo mi dicevano che crescendo avrei perso la mia voce». Il cantante si racconta a cuore aperto La Tenuta Carrisi, a Cellino San Marco, è la Strawberry Fields del Salento. Proprio come succede a Central Park, dove c’è sempre qualcuno che schitarra canzoni di John Lennon, qui i fan glorificano il loro mito intonando «Felicità». «Questa è la mia vita, non mi stupisco di vedere siepi di gente davanti casa. È così da sempre, mi spiacerebbe il contrario», dice Albano. Poi, da uomo del Sud, aggiunge: «E comunque, la differenza con gli altri è che io sono vivo e in buona salute. E spero che duri». 
La coda lunga della festa non è scemata: ancora si parla del matrimonio di Cristel, la terzogenita, che ha scelto di sposare Davor Luksic, imprenditore di origine cileno-croata, in Puglia. Prima la cerimonia a Lecce, poi il ricevimento a Cellino San Marco. «Cristel è nata il giorno di Natale proprio dentro questa casa, Romina sognava il parto come una volta. Dove altro poteva sposarsi?». Papà Albano adesso ammette che quel batticuore mentre la portava all’altare era forte e incontrollabile: ha cantato in stadi con 100 mila persone, ma stavolta il battito era proprio diverso. «Mi sono detto, ok sei emozionato, ma non fare scherzi. L’unico scherzo che ho fatto, alla fine, è stato quello allo sposo: all’altare ho finto di girare i tacchi e portarmi via mia figlia». Tutto era sotto la regia di un wedding planner, ma Albano ha voluto curare personalmente le luci. «Ho posizionato i fili e le lampadine, poi ho sistemato lungo i viali le cassarmoniche, le luminarie delle nostre feste patronali: i cinquecento invitati sono rimasti di stucco». L’Italia, 46 anni dopo, ha sognato di nuovo con i Carrisi: il 26 luglio del 1970 il matrimonio tra Albano e Romina paralizzò letteralmente Cellino San Marco. «Mancava lo stile e l’organizzazione delle nozze di Cristel. Io e Romina quel giorno ci perdemmo pure, per poi ritrovarci al ristorante. Non avevamo avvisato nessuno e ci ritrovammo in un fiume di gente: pregavamo i fotografi, che sgomitavano, di non bestemmiare in chiesa. Capii per la prima volta il significato di “furor di popolo”: la gente rispondeva in coro insieme a noi, mentre pronunciavamo il sì». Cristel ora vivrà a Zagabria. «Sono felice per lei. L’augurio che faccio a mia figlia è che, a differenza di quello che è successo a me e Romina, il suo matrimonio duri per sempre». Lasciarsi è stata la prima ferita che ha curato con i medicinali.

 «Non avevo mai preso farmaci prima. Da separato ho scoperto il Lexotan». La crisi era già iniziata nel 1989, quando «lei ha cominciato a guardarmi in modo diverso, senza attenzione. Ho fatto di tutto per recuperare, tranne reinventarmi diverso da quello che ero». Il divorzio non è stato un fulmine a ciel sereno. «Nel giorno stesso in cui ci siamo sposati è iniziato il mio personale countdown: sapevo che sarebbe finita, lei voleva con tutta se stessa una famiglia, ma aveva il tarlo del divorzio nel sangue, i genitori, i nonni, tutti si erano lasciati. Però mi sono detto: duri un mese o una vita, non voglio perdermi neppure un minuto di quello che sto provando». Quando si incontrano la prima volta sono sul set del film «Il Sole». «Ci innamorammo per tre giorni, ma al quinto mi aveva già dimenticato. La chiamai a Roma, lei se ne era già andata: è americana, mi sono detto. Dopo un anno mi ha richiamato e non ci siamo più lasciati. Hanno scritto tante cose deliranti, tipo che l’avevo rinchiusa in una masseria. La morte di Ylenia, che per me è una certezza, ha solo accelerato i tempi dell’addio: mi implorava di pensarla come lei, di credere che fosse viva. Comprendo il bisogno di speranza: è un male che non passa, Ylenia è qui ogni giorno, al matrimonio di Cristel ho pensato che si sarebbe goduta tanto la festa».

Daniela Dal Lago