La cantante genovese Arisa è arrivata alla quarta partecipazione al Festival di Sanremo: la prima volta, precisamente nel 2009, alla 60° edizione, arrivò prima nella categoria nuove proposte con l’indimenticabile interpretazione ”Sincerità”. Ora nella 64° edizione è riuscita a coronare il suo sogno di vittoria, sbaragliando gli altri due finalisti, che pure bene si erano comportati , Raphael Gualazzi ed il sorprendente terzo, Renzo Rubino.
A distanza di pochi giorni quali sono le tue considerazioni in merito a questa vittoria?
Ancora non riesco a crederci, una gioia incontenibile. E’ stata dura ma alla fine ho vinto, per un cantante è il coronamento di un sogno.
In questo festival hai cantato la prima e l’ultima canzone , semplice casualità, o un segno del destino?
Si effettivamente ho aperto il festival con l’atra canzone che ho portato “ Lentamente”: a me piaceva molto, tra l’altro scritta proprio per il festival, in quanto permetteva a tutti i componenti dell’orchestra di suonare. E poi mi piace perché parla di un argomento molto importante, praticamente è una metafora : il primo che passa che può stravolgere la tua vita. C’è una chiusura ed un’occasione per ricominciare. La vita è bella per questo!
Con quale percentuale è passata l’altra canzone arrivata prima “Controvento”?
Con il 64%, una percentuale molto alta. Sapevo che sarebbe passata questa, perché nel testo ci sono delle belle parole che ognuno di noi vorrebbe sentirsi dire.
Chi ha curato il tuo look?
Jill Sanders per gli abiti le scarpe, tacco 14 cm, erano di Casadei!
Generalmente ti vediamo senza tacchi alti cosa è cambiato?
A dire il vero ogni volta che indosso i tacchi mia madre si commuove. A me non piacciono i tacchi, quel tipo di scarpe le reputo inadatte alla mia persona. Lei mi ripete spesso che con i tacchi alti farei un’altra figura. Ho voluto seguire il suo consiglio ed è andata bene.
Fa effetto scendere le scale di Sanremo?
Non più di tanto, ne ho scese di scale da quando ho iniziato a cantare!
Ti piacerebbe diventare mamma?
Si certo penso un po’ come tutte le donne del mondo, ma al momento non ci penso per niente visto che non ho un uomo.
Tua madre preme in quella direzione?
A lei piacerebbe che le regalassi un nipote, ma è intelligente e mi lascia fare ciò che reputo più giusto: quando arriverà il momento lo saprete tutti.
Come ti ci vedi nelle vesti di mamma?
Benissimo!
E’ per questo che negli ultimi tempi hai doppiato alcuni film d’animazione: li vuoi far vedere al tuo futuro bambino?
Può darsi….
Quanti cartoni animati hai doppiato sino ad ora?
Tre, il primo fu “Cattivissimo me 2“ , poi doppiai “Un mostro a Parigi” di Bibo Bergeron, davo la voce alla tenera Lucilla e da poco ho terminato il doppiaggio di “Barry, Gloria e i Disco Worms” che sarà visibile nelle sale dal 10 aprile . In questo film d’animazione impersono Gloria la più stonata del gruppo che alla fine coronerò il suo sogno cantando da star. Inoltre ci sono alcuni vermetti destinati alla carriera dirigenziale, invece, infischiandosene delle convenzioni e dei pregiudizi hanno intrapreso la carriera dei cantanti diventando in breve tempo delle star della disco music, mitiche le colonne sonore tutte rigorosamente degli anni 70 . E’ stato bello ed affascinante, veramente una indimenticabile esperienza.
E’ complicato il doppiaggio?
No, almeno per me, di solito mi prendo una settimana per completare il doppiaggio, ma alla fine con 4 giorni finisco il lavoro. Probabilmente perché ci metto tanta passione.
Come si chiama il tuo nuovo lavoro dove possiamo trovare le due canzoni?
“Amami Tour”, ma oltre le due di Sanremo, ce ne sono altrettante altre molto belle, tra le quali per esempio una personale interpretazione di “Cuccurucu” di Battiato, che a me è sempre piaciuta un mondo.
Antonio jorio