Alessandro Di Carlo è uno degli artisti della capitale più intriganti ed esilaranti d’Italia! Un impareggiabile clown dei nostri tempi, ma anche un dissacratore geniale, in parole povere il re della risata. Chiunque abbia assistito ad uno dei suoi spettacoli, portati in giro per la nostra penisola, non ha potuto fare a meno di divertirsi e tornare ad ammirarlo. La sua comicità dirompente ed innovativa, induce lo spettatore, fra una risata e l’altra, ad analizzare i vizi e le virtù dell’attuale società. In tv ha preso parte a tutte le trasmissioni più importanti della televisione fra le quali ricordiamo Zelig, punto di partenza per il suo lungo cammino professionale. Difatti, ad aprirgli le porte di uno dei locali più conosciuti d’Italia, fu la vittoria nel 1994 del concorso nazionale di Grottammare “Cabaret amore mio”, presieduto da Vincenzo Mollica. Una volta postosi all’attenzione di critica e pubblico, continuò in maniera costante e prorompente, la sua cavalcata verso il successo. L’abbiamo incontrato in un momento di relax, alcuni giorni dopo lo straordinario successo di critica e pubblico, ottenuto al teatro Italia di Roma, con il suo ultimo spettacolo “Ammazza che robba !” Un cabaret dissacratorio e spassoso a cui Di Carlo si dedica da più di vent’anni, anima e corpo e che lo vede sempre protagonista indiscusso
Parliamo del tuo ultimo spettacolo “!Ammazza che robba” con presenze inimmaginabili da Dicembre alla fine di Gennaio : come è nato?
Ringrazio il pubblico che mi sostiene e mi ama, sempre più presente in tutti i miei spettacoli. Non posso lamentarmi di questo show, è stata dura ma sono contento. Lo spettacolo è nato da un’idea della liberazione dell’anima, dalla voglia di ridere e stare insieme per condividere alcuni momenti d’allegria. Nasce dall’esigenza di esorcizzare qualsiasi mania di depressione e d’angoscia. Quindi uno spettacolo semplicemente e completamente liberatorio. In queste due ore di recital ho parlato della nostra società dal 2000 ad oggi. Insieme agli spettatori ho ripercorso questi ultimi tredici anni di storia italiana tra il serio ed il faceto. La scusa del passato è stato un semplice pretesto per aver potuto parlare diffusamente del presente: insomma una grande panoramica sul costume nazionale.
Negli ambienti dello spettacolo si vocifera che sia restio nel rilasciare interviste: se è vero perché?
Assolutamente vero ed è semplice la risposta; ogni volta che rilascio un’intervista le mie parole vengo bellamente travisate, modificate o addirittura distorte, fino a snaturare le mie idee e le mie affermazioni così evito accuratamente di rilasciare dichiarazioni.
Quanti premi hai vinto nel corso della tua più che ventennale carriera, so che ne hai fatto man bassa?
Effettivamente sono circa quaranta i riconoscimenti portati a casa, in tutta la penisola italiana, e ciò è frutto di notevole soddisfazione, perché significa aver dato lustro alla mia città natale. Inoltre sono orgoglioso di questi premi perché significa che il pubblico mi ama, non solo qui a Roma ma in tutta Italia.
A quale di questi premi sei particolarmente affezionato?
Potrei risponderti “l’Ettore Petrolini” vinto a Courmayeur o Il premio internazionale della comicità “Charlot”, addirittura il riconoscimento vinto nella manifestazione “Cabaret amore mio” di Grottammare che mi ha spalancato le porte del grande pubblico: invece no. Sono profondamente legato indistintamente a tutti: può sembrare un’ovvietà ma è la realtà. Ricordando che ognuna di queste targhe ricorda un momento della mia carriera artistica. C’è da tenere presente che una volta arrivati primi non è più possibile partecipare allo stesso premio, se non come ospite d’onore.
Sino ad oggi hai partecipato ad una decina di film, l’ultimo in ordine cronologico è stato “Baaria” di Tornatore, che ricordi hai?
Fantastici, lavorare con un simile regista è stata una emozione particolare, molto intensa. Feci soltanto un cammeo ma ne è valsa la pena.
Hai in programma altri film?
Certamente recitare al cinema mi diverte molto. Al momento c’è molta carne al fuoco, verso la primavera dovrei saperne di più, e quest’ anno voglio gettare le basi per un nuovo spettacolo che ho in mente!
Prima di salutarti, un ultima domanda, hai sogni nel cassetto?
Vivere, una esagerata voglia d’esserci e partecipare.
Antonio Jorio